S’Ex Upim, collettiva d’arte senz’arte, né parte

di Rita Bompadre

 

foto-di-nonsoche-itMacerata Ospitale accoglie l’ostilità artistica: così penso non appena decido di varcare la soglia (ahimè neppure infernale!) alla mostra S’ EX Upim, Collettiva d’arte, tenuta presso i locali dell’Ex-Upim a Macerata. All’ingresso ricevo immediatamente e irrimediabilmente il condizionamento dell’introduzione, lo sviante, modesto principio della spiegazione ad alcune opere (perché l’autore ci deve poi informare e soprattutto inevitabilmente spiegare la sua opera erotica?), subisco l’ostacolo sul senso di vuoto che rivela l’allestimento espositivo, privo di direzione, di luce e prospettiva, improvvisato e scomposto in un impreciso e confuso itinerario scenico, povero di professionalità. Ogni “opera d’arte” sembra esiliata visivamente tanto che negli occhi di chi guarda si spegne anche la migliore intenzione a voler osservare e seguire fedelmente il percorso dell’oscillante “coinvolgimento” della sostanza. Mi incammino lungo il tragitto in mostra, accompagnata da un’inadatta, stonata ed elementare musica di sottofondo (mi domando come mai, visto il tema trattato, non abbiano scelto una colonna sonora idonea, sensuale quanto basta per appassionare lo spettatore e avvicinarlo alla via della sublime attività umana invece di allontanarlo per eccesso di sgradevoli suoni) e nell’inesorabile varietà delle arti, penosamente ritrovo mercanzie esibite a forma di inutile trasgressione, giochi tormentosi di acerbe sollecitazioni sessuali, tardo adolescenziali, la facilità delle eccitazioni, impronte crudeli di scontate visioni dei sensi, vincoli perversi dell’inibizione. Ogni dipinto, chiuso nel vortice della propria autocelebrativa, plasmabile sospensione distrugge la fermezza evocativa del talento, ogni raffigurazione, esaltata nell’essenza sessuale descrive più un impatto narcisistico alla devozione genitale, ogni ritratto non è specchio di rivelazione conoscitiva e non trasmette alcuna intensità, ogni riproduzione non convince, dispersa gravemente e sconfitta dall’assenza di pulsione nel gioco incisivo dell’intuitiva sensibilità. Niente a che vedere con l’Arte fin dai suoi classici: fin dal Rinascimento con la energia e la pienezza erotica di Tiziano e Giorgione, con le carnali, spirituali e voluttuose femminilità di Botticelli, con il fecondo e appagante erotismo di Gustav Klimt, con l’esotismo di Ingrès, con le simbologie erranti, visionarie e diaboliche dei Preraffaelliti, con il sesso esplicito e morbosamente esistenzialista di Schiele, con la lacerante, calda e passionale nudità delle donne di Modigliani, con l’arte, mai casta, di Picasso. La nudità nell’arte è sempre inquieta, istigatrice e sorprendente, è purezza dell’essere: S’Ex Upim esilia e censura tutto questo! La sensualità stimola la creatività in tutti i sensi (quelli che invano ho cercato di provare uscendo indenne dalle intenzioni degli artisti). Insomma, nella spietata moltitudine di stili, resto colpita dall’inefficace e debole inespressività di tutto il contesto, dall’immobilità percettiva, dal disegno eloquente dell’inutilità ostentata a regola d’arte, e il mio stato d’animo mescola le contraddizioni descritte con l’elogio della stupidità, fintamente sessualizzata, mi trasmette distacco confondendo la consapevolezza con la paura. In ogni opera si mette a nudo solo il permesso all’inadeguatezza dell’arte, lo squilibrio visivo prende forma e svela assoluto disorientamento. Le mie sensazioni non nascondono malinconiche comprensioni di vanità, e penso che l’inconcludenza e l’improduttività di questo evento artistico eclissa e conserva in sé il proprio destino, vantato, simulato e sfoggiato: agli artisti, tutti, l’augurio di capire quale. Forse gli artisti volevano stupire? Tristemente e sinceramente mi hanno tramandato tutti una gran noia, contagiandosi scambievolmente nella loro brutta essenza. Se l’arte è il sesso dell’immaginazione a questa collettiva manca ogni fantasia e se il confine vago e fluttuante tra erotismo inesistente e pornografia grossolana voleva essere oltrepassato, di certo gli artisti di S’EX Upim smascherano il loro stesso margine nell’autoreferenzialità. Da un sipario di facce in prestito, né arte, né parte!

 

foto di nonsoche.it

 

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