La città vista dagli occhi di
un antico Dominus, Muluccio Mulucci
Che sta accadendo a Macerata? Si realizza una galleria, chiamata delle Fonti, e siccome durante gli scavi (nella galleria… delle Fonti!) improvvisamente si trova acqua il prezzo lievita e si raddoppia il costo! …poi ci piove dentro. Si ricostruisce il viale Puccinotti con una pendenza tale che ci dovrebbero scivolare dentro i responsabili… questo non avviene e molti maceratesi gridano: “Vergogna!”, per pendenza e impunità. Le piscine, promesse ogni sei mesi e mai iniziate, si faranno più piccole perché c’è stata una sorpresa geologica, stavolta prima dei lavori: così non si allagano..! In via Roma per il rifacimento della sede stradale qualcuno si è dimenticato di fare un appalto? In via Trento il Comune paga, la mattoneria incassa e la strada si presenta double face: vecchio degrado che resta e nuovo che avanza. L’archivio dell’urbanistica prende fuoco e c’è l’autocombustione di alcune pratiche… proprio quelle! Quali? Quelle dove è divampato l’incendio. Una lottizzazione della mattoneria cresce sopra a un’area di alto valore storico e archeologico; un’altra in difficoltà riceve un “aiutino” (tipo tv spazzatura) dall’amministrazione comunale con una dilazione finanziaria come mai è accaduto per altre lottizzazioni. Tutto questo mentre le tre scimmiette, per l’occasione di nero togate, recitano un classico: non vedo, non sento, non parlo.
La risposta del Direttore
Caro Dominus, a Macerata non accade niente di diverso da quel che succede in Italia, stando a quello che si sta scoprendo nel mondo politico statale, regionale… vedi i casi di Lazio, Lombardia. Sono ruberie di ogni genere: è l’attuale realtà italiana frutto di antichi sedimenti. Pensi solo, Dominus, che Macerata è rimasta indietro e avrebbe potuto essere peggio. Per non parlare della insipienza che ci sta portando a perdere il ruolo di capoluogo, che Macerata negli ultimi decenni non ha saputo svolgere, visto che probabilmente non avremo più la Provincia. Allora, per dirla come quel prete che aspettava la perpetua nuova: “Che Dio ce la mandi buona!” o, più laicamente, come quella signora che si trovò a passare sopra uno specchio: “Come me la vedo nera!”