Un libro scritto da Stefano D’Amico

“Un conveniente simbolo della Repubblica Romana”

L’albero della libertà a Macerata

(10 febbraio, 1 giugno 1849)

 

libroQuesto scritto dall’architetto Stefano D’Amico è un libro del tutto particolare, frutto di una ricerca finalizzata ad altro (informatizzazione dei beni culturali del Comune) e che ha fatto scoprire un avvenimento singolare della storia cittadina: l’erezione dell’albero della libertà avvenuta nel 1849.

 

Cosa è l’albero della libertà

L’albero della libertà è un manufatto, oggi diremmo una installazione artistica, dal forte valore simbolico consistente in un palo di legno (a volte veniva piantato un cipresso) fasciato in policromia da bandiera, con in alto un cappello frigio rosso (simbolo di libertà in quanto il cappello, dagli antichi romani, veniva posto sul capo dello schiavo reso libero) e ornato da fasci littori, aquile, bandiere e vessilli. Nel caso indicava la libertà dallo stato papalino ottenuta en-trando nella Repubblica romana.

 

Il primo albero della libertà eretto a Macerata

Il 10 e l’11 febbraio del 1849 giunse a Macerata la notizia della proclamazione della Repubblica Romana, festeggiata con un concerto tra gli evviva della popolazione. Durante la notte furono divelte le insegne pontificie e venne innalzato in piazza un albero della libertà sotto forma di un cipresso trafugato in un podere del marchese Costa. L’erezione era avvenuta per mano di alcuni “fanatici” e senza alcuna ufficiale autorizzazione, tanto che il Presidente della Provincia, Zannini, ordinò che fosse tolto. Pochi giorni dopo ne apparve un altro, un albero di bastimento trascinato da “ragazzacci” che non riuscivano nell’impresa di piantarlo in piazza, almeno fino a che non comparve sulla scena l’orchestratore di tutto che li aiutò a inserirlo nella buca predisposta e, dicono le fonti, “sorgeva a fare infelicissima mostra di sé”. Per non dare adito a disordini questo secondo albero non fu abbattuto.

 

L’albero definitivo

Vista la situazione uscì un documento ufficiale in cui la Magistratura, che aveva a capo lo Zannini, esprime la necessità di innalzare un “conveniente” simbolo della Repubblica Romana e sottopone ai Consiglieri due disegni da essa proposti, più un terzo di un Consigliere. Viene scelta una delle due opere (vedi foto di copertina) modificata in alcune sue componenti. Il 16 aprile “gettando a terra quel trave rozzo che alcuni insensati fanatici, in onta del divieto del Preside, vi avevano posto in luogo di quel cipresso…” il nuovo albero della libertà viene eretto in “piazza grande”.

 

L’abbattimento

La Repubblica Romana ebbe vita breve e il primo giugno una squadra militare austriaca composta da 40 soldati e 8 cavalli era giunta a Villa Potenza. Una Deputazione partì per Ancona al fine di richiedere il ripristino in città del Governo pontificio. Giunse subito a Macerata un contingente austriaco di 400 fanti e 80 cavalieri. Fu disarmata la Guardia Civica e fu ordinato al Gonfaloniere di atterrare l’albero della libertà entro le quattro pomeridiane, ripristinando gli stemmi pontifici. Il Gonfaloniere addusse scuse per cui le truppe austriache fecero quadrato intorno all’albero della libertà che, segato alla base, cadde a terra.

 

Il libro

Il volumetto è di facile lettura, estremamente esaustivo, ricco di dettagli e, tramite documenti originali, permette al lettore di conoscere i vari punti di vista su tutta la storia delle varie componenti politiche della città. La vicenda viene inserita nel contesto nazionale per una migliore comprensione. Il libro contiene una appendice documentaria di tutto rispetto composta da lettere, verbali, note, testi dei discorsi nonché scandagli di spesa.

 

 

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