Oggettiva analisi della situazione,
al di là delle alchimie politiche
Bella iniziativa giornalistica quella dei nostri colleghi di Cronache Maceratesi che, nella Sala Guizzardi della Camera di Commercio, hanno organizzato un incontro per parlare della Provincia, diremmo noi… “Di che morte dovremo morire”. Che non è una visione pessimistica ma la realtà delle cose come si sono svolte fino a oggi. Alla base di tutto c’è una errata visione del risparmio sulle spese della burocrazia italiana: gli sperperi non vengono dalle Province ma dalle Regioni, che sono la naturale continuazione delle spese incontrollate dello Stato prima della loro istituzione. In pratica hanno continuato a percorrere una brutta strada già tracciata ma elevata all’ennesima potenza per quanti sono i parlamentini. Ergo non le Province andavano eliminate bensì le Regioni. Ma questo non è stato fatto. Il caos generato nelle metà bassa delle Marche è causa dell’insipienza di chi ci rappresenta a Roma. Non è pensabile che, stabilita una legge da non politici (quindi non governabili facilmente dai partiti, specialmente con la vaporizzazione politica attuale dove ognuno pensa per sé contro tutti) questa venga modificata e, al riguardo, un Ministro è stato esplicito: “Potrete presentare tutti le proposte e i ricorsi possibili… mandate, mandate, che tanto non cambieremo una virgola da quello che abbiamo stabilito! Cioè nelle Marche le province saranno tre. Vogliamo dire che si sarebbero dovuti prendere ripari a Roma prima dell’uscita della legge, o per modificarla adattandola alla situazione relativa alla nostra regione o, facendo i furbetti, spostando qualche paese qua e là (prima del 20 luglio) per rientrare nei parametri. Ma tant’è nessuno ha fatto qualcosa, probabilmente a causa delle convenienze politiche dei gruppuscoli e alle loro alleanze innaturali nonché disomogenee sparse per l’Italia, quasi fossero dettate dalla casualità. Ora è tardi, anche perché ogni Provincia si è messa contro le altre operando per la propria salvezza, non si è pensato a una alleanza politica totale ma si è fatto il gioco degli “austroungarici”, quelli del famoso “divide et impera”. Secondo noi è tardi per rimediare, specialmente se i rimedi vengono dalla Regione, comunque sottoposta ai voleri di Roma. Macerata farà questa fine: una parte con Ancona e una parte con Ascoli Piceno che ingloberà di nuovo Fermo, non fosse altro che per una dislocazione geografica con Ancona centralità regionale e Pesaro con Ascoli agli estremi. Naturalmente un miracolo può sempre accadere nelle alchimie politiche. Certamente ci sarebbe stata un’altra strada da percorrere… ma è tutta una questione di amore per il proprio territorio e di attributi. Senza le palle è una strada impercorribile quella della secessione! Sì, un bel referendum regionale per dire: “Ah, ci volete annientare? Non ci sta bene: l’antico Piceno si stacca dall’Italia e fa nazione a sé: abbiamo il mare, la campagna, la collina e la montagna per cui non moriremo di fame, abbiamo sane e fiorenti industrie, Fermo sarà la capitale con Ascoli e Macerata provincie!” Di fronte a una compatta e forte presa di posizione, con il pericolo che questa strada fosse imboccata anche da altri te pare che a Roma no’ je tremava lu culu? Hi voja se se dava ‘na smossa…
Fernando Pallocchini