Il sarcofago imperiale di Sant’Elpidio a Mare

Un altro tassello conferma che Aquisgrana era qui

 

sarcofagoUn pregevole ed eccezionale reperto è nella Collegiata di Sant’Elpidio a Mare: è un grande sarcofago (lungo 2 metri e alto circa uno). Incastrato dietro un altare è visibile in parte e una didascalia dice: “sarcofago del IV sec.” ma, in realtà, questo bellissimo manufatto merita di più.

 

Il sarcofago: descrizione

Le figure sono disposte su tre piani prospettici, due dei quali in altorilievo e protagonista è un leone, fiero e rampante, che dirige lo sguardo dell’osservatore sulla figura a cavallo, abbigliata come gli imperatori romani, che saluta col classico gesto romano. Il disegno del volto e della veste è preciso, elegante, ricco di dettagli. A destra dell’Imperatore a cavallo, una figura appiedata di giovane con un cilindretto nella mano sinistra portata in avanti, ancora più a destra, in piedi, di fianco a un cavallo e con un elmo da battaglia ai piedi, la figura di un generale romano con la classica uniforme del suo grado: lorica, cintura, gonnellino a bande borchiate (i due volti, imperatore e generale, sono identici). I personaggi in secondo piano sono soldati, alcuni guardano il loro generale, altri hanno armi da battaglia levate. Nella parte bassa della scultura, i nemici sono rappresentati come cani rabbiosi e uno solo di loro osa attaccare il soldato a destra che gli vibra un colpo di gladio.

 

Il sarcofago: significato

Il sarcofago è sicuramente celebrativo di un grande personaggio. In genere i sarcofaghi di maniera tardoromani sono decorati col mito di Proserpina o con l’immagine stereotipa di chi vi riposa. I grandi sarcofaghi bizantini del IV-V sec, seguono una disposizione scenografica ripetitiva delle figure, ma sia i temi sia i personaggi raffigurati sono diversi e specifici, solo l’impianto descrittivo è mantenuto. Nel nostro caso abbiamo come soggetto una figura in abiti imperiali, col volto uguale a una seconda figura vestita da generale, con un leone che dice: questo è il nome e il simbolo dell’uomo. Un particolare da non trascurare: tutti i personaggi a capo coperto, imperatore e generale compresi hanno il classico berretto di pelle dei cacciatori della Tracia per cui la somma dei simbolismi fa intendere di essere in presenza del sarcofago di un imperatore, originario della Tracia, morto in epoca tardoroma na, come direbbero le fattezze artistiche della scultura.

 

L’imperatore Leone I Augusto

Non è molto difficile a questo punto constatare che l’imperatore del Sacro Romano Impero d’Oriente, Leone I Augusto, morto nel V secolo; era della Tracia e fu generale del Magister militum prima di diventare imperatore. Da li a controllare il busto di questo stesso imperatore conservato al Louvre, il passo è immediato: i volti sono della stessa persona, molto somiglianti e anche l’abbigliamento, sia del busto al Louvre sia del nostro imperatore sono eguali, pure nella fibbia a rosetta che ferma la veste.

 

Il sarcofago riappare nel 1165

Occupandomi della Francia Picena capto la frase del cronista medievale che parla della canonizzazione di Carlo Magno, fatta da Federico Barbarossa nel 1165. Una delle fonti, per ora ho solo una nota di uno storico che lo dice, riporterebbe la notizia che il Barbarossa, dopo aver cercato e miracolosamente ritrovato il corpo del sovrano, lo ricompose nel sarcofago in marmo bianco appartenuto all’imperatore Augusto.

 

Aquisgrani e S.Maria a pié di Chienti

Ora, cosa ci fa un sarcofago proveniente da Istambul o dalla Tracia, a Sant’Elpidio a Mare? Eh, ci sta perché siamo nelle proprietà personali dei Pipinidi e del primo imperatore dei franchi, che aveva il suo palazzo ad Aquisgrani (San Claudio) vicino all’abbazia di Santa Croce e non distante dalla cappella funebre dei Re Franchi a Santa Maria a piè di Chienti, come sosterrebbe fra l’altro un disegno a penna di Aldemar de Chabannes sul quale è scritto “Qui riposa Carlo imperatore” e che si adatta perfettamente a quel mausoleo nel suo disegno originale. Oggi ciò che ne rimane è compreso nella costruzione riedificata dopo un forte sisma (quello che ha anche abbattuto il criptoportico di Urbs Salvia).

 

Conclusioni

Ci sono documenti recentemente scovati nei Pirenei che parlano di Monasteri Benedettini e loro pertinenze inequivocabilmente in val di Chienti (vedi il n° 170 de La rucola), donati da Pipino nelle terre di sua proprietà, documento firmato dal monarca nel suo palazzo di Aquisgrana nel 754. Ci sono quasi mille edifici collocabili in cronologia relativa fra il VI e il XI sec, tutti nella Francia Picena, nelle Marche. Con evidenze della cultura e della iconografia franca, perfettamente integrata con il substrato culturale piceno. Ci sono, negli originali delle fonti storiche, le tracce evidenti dell’equivoco fra due luoghi termali, frequentati dai Franchi: Aquis villa e Aquasgrani, che non sono lo stesso posto (uno è Aquis in gallia e l’altro Aquasgrani in francia “picena”). Concludendo sul sarcofago, voci locali dicono ci siano le ossa di tre martiri, da lacerti di storia sembrerebbe che Pipino il Breve, Carlo Magno e Ottone siano stati tutti seppelliti in quella “Sancta Dei Genitrix Basilicam que Capellam vocant in Aquasgrani” (annales anno 829, da identificare con S. Maria a pié di Chienti). Vuoi vedere che i tre martiri nel sarcofago sono invece re, tutti finiti a Sant’Elpidio a Mare?

Medardo Arduino

 

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