Un libro di Mario Galieni,
fondamentale per i restauratori
e gli appassionati di questa moto giapponese
Per gli appassionati del motorismo (il sottoscritto più di auto che di moto) leggere le prime pagine del libro di Mario Galieni “Le nostre Suzuki Gt 380” conduce indubbiamente a una emozione, quella che si prova di fronte a un reperto storico, a un capostipite di quella che è stata una nuova generazione e che oggi non lo è più. L’attrazione che l’autore ha provato guardando questa moto in un campo di relitti è la stessa che potrei provare scoprendo presso un rottamatore una Fulvietta coupé o un Gt dell’Alfa “scalino”. Una similitudine che genera comprensione e simpatia.
Come si comincia…
La storia inizia proprio così, una moto azzurra che si eleva, montata dignitosamente sul suo cavalletto, su uno sterminio di moto giapponesi buttate a terra qua e là. Una immagine che crea un forte richiamo: “Salvami, non voglio morire!” e Mario la salva, la acquista pur rottamata e se la porta a casa. Come in tutte le storie che si rispettino iniziano le vicissitudini: pezzi mancanti, tempi lunghi per reperire parti fondamentali, un incidente dopo appena 150 metri dalla prima messa in moto, segnalazioni degli amici, acquisto di un’altra “rottamata” per vedere di farne una di due e la grande difficoltà di raccapezzarsi tra le varianti dello stesso modello, per compiere un restauro originale che non dia luogo a una contrafffazione, pur fatta in buona fede.
La Suzuki Gt 380
La Suzuki Gt 380 è stata una delle moto che conquistarono il mercato mondiale negli anni ’70, un prodotto della tecnologia giapponese innovativo, rivoluzionario rispetto a quanto fino allora aveva offerto il mercato motociclistico. La Suzuki Gt 380 aveva una linea sobria ed elegante, con le sue componenti poste in grande equilibrio, tanto da renderla subito accattivante. Una moto inventata partendo da zero, dotata di un sibilante motore a due tempi, smesso quando la mutata sensibilità ecologica ha fatto capire quanto fosse inquinante.
Il libro
“Le nostre Suzuki Gt 380” è più di un libro, va oltre la semplice ricerca e pubblicazione fatta da un appassionato. E’ una meticolosa indagine tesa a ricostruire la storia di un modello acquisendo documentazioni di ogni tipo, dai dati delle importazioni ai numeri di telaio, dalle modifiche anche minime apportate dalla casa madre a quelle più sostanziali che necessitavano di una nuova sigla, spesso ottenuta cambiando una lettera (versione J – K – A ecc.). Galieni ha attinto dal web immagini, attraverso le quali comprendere l’evoluzione del mezzo, com’era la “treottanta” negli Usa, o in Giappone; quali le colorazioni e così di seguito. Un lavoro immane e certosino corredato da grafici, immagini e omologazioni. L’autore è giunto persino a rintracciare le foto pubblicitarie per verificare anche la presenza di dettagli minimi.
Perché?
Innanzitutto questo libro colma una lacuna tra le moto storiche: non esisteva una pubblicazione così completa riguardo a un modello che, per la sua maneggevolezza, economicità e armonia, è stato uno dei più apprezzati e venduti. L’intenzione dell’autore va oltre il porgere un ideale omaggio a una moto che ha caratterizzato lo scenario degli anni ’70, ma tende a dare un punto importante di riferimento, solido e concreto, a tutti gli appassionati che avranno il desiderio di trovare un Suzuki Gt 380, portarsela a casa e mettercisi a lavorare intorno per recuperarla al suo antico splendore. Mario Galieni con il libro fa chiarezza e ordine contro taroccamenti di ogni genere.
Dettagli editoriali
“Le nostre Suzuki Gt 380” è edito dalle “Edizioni Simple” ed è stato stampato nell’aprile del 2012 dalla stamperia www.stampalibri.it; è composto da 124 pagine in un formato appena più piccolo dell’A4 ed è riccamente illustrato, con immagini particolareggiate della meccanica; costa 65 euro.
Fernando Pallocchini