Tra i suoi miti? La Callas!
Una ventata d’aria nuova allo Sferisterio, non per la mirabile apertura del semisferico monumento, ma perché la sua direzione è affidata al giovane regista Francesco Micheli. Il neo direttore ha al suo attivo molteplici regie di spettacoli lirici nei teatri più prestigiosi italiani e all’estero e possiede la caratteristica di guardare alla lirica in modo sperimentale, avvicinandola alle altre forme d’arte. Lo intervistiamo mentre sul palco dello Sferisterio s’intona l’aria pucciniana: ..Che gelida manina! Se la lasci riscaldar… Questa Bohème è ambientata nel periodo dei moti sessantottini. Per Micheli l’opera è capace di relazionare passato e presente: “L’opera lirica dà un gran messaggio di tolleranza e dona spazio a personaggi che il mondo reale rifiuta. I bohémiens non sono altro che i bamboccioni d’oggi, ma Puccini conferisce loro la dignità di eroi”. Nel frattempo, all’Arena di Verona è in scena l’opera “Roméo et Juliette” di Gounod con la regia dello stesso Micheli. Il regista ci spiega d’aver miscelato elementi medievali e moderni. I Montecchi e i Capuleti sono giovani di Verona che indossano abiti con particolari che riecheggiano le mode del ‘600 ma in un look pre-punk. Tra i miti del regista, la Callas per la voce capace di fraseggi e grandi sfumature e soprattutto perché dotata di una grande intelligenza teatrale, cioè di una notevole forza interpretativa nell’uso del testo. Un esempio per i cantanti lirici d’oggi che tendono a chiudersi nel proprio mondo rendendo la lirica un genere di nicchia, senza preoccuparsi di ciò che succede intorno a essa. “Bisogna cercare la contaminazione con altre arti – aggiunge Micheli – la Callas frequentava Pier Paolo Pasolini, Zeffirelli, avvicinandosi al mondo della cinematografia, della letteratura, della poesia. I cantanti dovrebbero tirar fuori l’attualità dal proprio personaggio come qualcosa di intimo e profondo, a prescindere dal costume di scena che indossano”.
Com’è nata l’idea del Festival Off? “Da un’esigenza di condivisione, per coinvolgere un pubblico sempre più vasto partendo dai giovani. Si tratta di una forma di comunicazione preparatoria alla lirica”.
Un suo messaggio ai maceratesi. “La cultura è un servizio. La sua utilità è sconfinata; bisogna necessariamente riappropriarsi di questo bene in ogni sua espressione”.
Raffaella D’Adderio