La storia di Macerata a piccole dosi, nona puntata

Il Comune sotto i Mulucci,

liberamente tratta da “Storia di Macerata”

 origini e vicende politiche di Adversi, Cecchi, Paci

 

 

Fra’ Pietro, Vescovo

La creazione della nuova diocesi non piacque né a Fermo, né a Camerino che minacciarono guerra ma intervenne Papa Giovanni XXII che proibì qualsiasi mossa contro Macerata e, il 6 giugno 1323, ne nominò Vescovo Fra’ Pietro dei minori, fratello di Fredo Mulucci, signore di Macerata. Probabilmente, avendo i Mulucci assunto la signoria tra il 1321 e il 1323 di quello che stava diventando uno dei più importanti centri della zona, il Papa aveva rafforzato una famiglia guelfa che, in caso di necessità, avrebbe appoggiato la causa papale.

 

Chi erano i Mulucci

Proveniente da Alteta, nel fermano, venne a Macerata nei primi del 1200 un “Dominus Mulus” che, come “nobilis Podii et Maceratae”, era presente nel 1219 alla stesura dei patti tra questa e Montolmo. Il figlio di Mulo, Muluccio, fu guelfo, subì danni dai ghibellini e fu allontanato. Nel 1212 fu risarcito, rientrò in città ottenendo una posizione di privilegio e nel catasto del 1268 costui era il più grosso proprietario di terre della città. Nel 1252 un altro Muluccio fu podestà a Montegiorgio, nel 1269 a Castelfidardo mentre a Macerata fece parte del Consiglio dei Duecento. La signoria dei Mulucci si estese oltre Macerata, su Montecosaro, Morrovalle e sul castello di Casale. Le istituzioni cittadine furono dominate dai seguaci di questa famiglia.

 

Le congiure

I ghibellini fermani tentarono di rovesciare la signoria guelfa dei Mulucci e, nei primi mesi del 1328, inviarono a Macerata un agente segreto, Simonetto di Monaldo da Sant’Elpidio che fu scoperto, condannato e impiccato. In agosto i fermani s’impadronirono di Sant’Elpidio e da lì ordirono una congiura contro i Mulucci di Morrovalle; anche questa volta furono scoperti e condannati. Questi fatti avvenivano perché i signori di Macerata erano impegnati a combattere in favore della chiesa.

 

Dove combattevano

Nel 1328 Fredo Mulucci combatteva per far tornare al Papa la città di Senigallia; Muluccio era a Montefano nella guerra contro Osimo; tra i partigiani dei Mulucci un “Mallus Thomasii de Macerata” era capitano e custode del castello di Belforte; Paoluccio di Caradonna, maceratese, era con 50 soldati occupato nel recupero di Senigallia; a un contrattacco di Osimo contro Macerata questa fu difesa da Smeduccio di Sanseverino; una spedizione vittoriosa di 35 soldati sconfisse i fuoriusciti ghibellini di Recanati e portò alla distruzione del castello di Monte Cireti; nel 1329 Fredo intervenne ai patti di sottomissione di Fermo, Fabriano, Osimo e Urbino. Per tali benemerenze il Papa Giovanni XXII, l’1 agosto 1330, concesse al Comune di Macerata l’esenzione dal pagamento della tassa per la libera elezione del podestà.

 

Macerata circondata dai ghibellini

Nel 1331 Fermo cadde di nuovo sotto i ghibellini con Mercenario da Monteverde, fatto che portò alla caduta in mano ghibellina di altri centri: Montefiore dell’Aso, Monterubbiano, Sant’Elpidio, Montegranaro, Monte San Giusto, Monte San Pietrangeli, Montolmo, Petriolo, Amandola, Montecchio, Monte Milone, Monte Lupone, Montecassiano, Montesanto, Civitanova. Il dominio dei Mulucci, salvo il lato recanatese, era circondato dai ghibellini per cui i Papi cercarono di legare Macerata alla Chiesa Romana tramite la concessione di indulti per pagare meno tasse e la libertà di accesso ai mercati in occasione delle fiere settimanali.

 

La rivolta e la scomunica

Nonostante questo i maceratesi nel 1334 si rivoltarono e subirono la scomunica da parte della Chiesa, per essere poi assolti l’anno successivo. Nel 1337 arrivò in città la zecca e nel 1340 i fermani uccisero Mercenario da Monteverde, causando il crollo delle signorie ghibelline un po’ ovunque. A Fermo s’instaurò un regime popolare e anche a Macerata, che fu retta da un Consiglio di 200 uomini sotto la guida di 5 priori. Fredo Mulucci dovette cedere al Comune il castello di Casale. In questo periodo (1343) per una migliore difesa della vallata del Potenza nacque Villa Potenza.

 

La pestilenza

A causa delle guerre, di continui turbamenti, di morte per fame e per inedia la città di Macerata cominciò a spopolarsi (1345). Il 29 ottobre 1347 morì il vescovo Pietro Mulucci e per questa famiglia venne meno la possibilità di ritornare al potere. Ad aggravare questo stato di cose arrivò, nel 1348, la peste che in soli tre mesi ridusse la popolazione a un decimo di quello che era. L’enorme decremento demografico demolì i regimi popolari e nel 1350 i Mulucci tornarono al potere, ma durarono nemmeno un decennio.

 

I “fumanti”

In questo periodo Macerata era diventata uno dei centri minori della provincia e ciò si arguisce dal numero dei suoi “fumanti” che sono 1.800 contro i 3.500 di San Severino, i 3.600 di Fabriano, i 6.000 di Ascoli e i 10.000 di Fermo.

continua

 

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