A loro il premio de “La rucola”
Band musicale di Senigallia, l’Anonima Straccioni calca il palco dello Sferisterio tra gli otto finalisti di Musicultura 2012. Il gruppo non ritira trofei né onorificenze, ma con guizzo e dinamismo lascia un segno della sua presenza sul palco, in arena e arriva prepotentemente al pubblico. In una vivace performance teatrale e musicale insieme, l’Anonima Straccioni non lascia indifferenti. Sono sei ragazzi che interpretano sul palco, anzi in scena, il brano musicale “Professori”. Stefano Canu, voce e leader del gruppo, ci spiega che il loro è un hip hop “regressiv” perché prende in giro le etichette, la banalità, gli stereotipi, come se fosse un ritorno non al passato ma alla purezza musicale, agli incontaminati sentimenti. Portano con loro in una sacca, una testa di gomma che li accompagna anche durante l’esibizione, dove altre teste spuntano da una busta dell’immondizia e da dove saltano racchette coloratissime con cui i componenti della band lanciano al pubblico palline di carta contenenti poesie e una monetina di pochi centesimi. Il tutto avviene mentre si canta un rap velocissimo e ben ritmato e mentre si propagano tutt’attorno le particolari sonorità del didjeridoo e dell’human beat box. Il primo è un antico strumento aborigeno a fiato ad ancia labiale (per cui il suono è prodotto dalla frequenza delle vibrazioni delle labbra del musicista). Il secondo è un essere umano, Alessandro Tricarico, che riproduce i suoni di un vero e proprio strumento musicale come se lo avesse ingoiato (batteria, percussioni). Chiediamo alla band se il titolo “Professori” sia un j’accuse ai prof come in “Another Brick in the Wall” dei Pink Floyd. Dicono di no perché il loro pezzo è dedicato ai bidelli, che invece hanno un’anima. Anche le teste portate sul palco simboleggiano l’anima e il cervello che bisogna sempre portare con sé. Un’ultima domanda: “Qual è il motivo per cui suonate?” – “Per farvi ridere!”. E’ la voce della band a dirlo per tutti e a ripartire con passo cadenzato, insieme con la sua compagnia alla conquista del futuro della musica. Stefano Canu o il “leadel” come ama definirsi da sé, ricorda Brancaleone, come lui alla guida di un manipolo di straccioni. E che straccioni! Scalcinati fuori ma capaci di compiere gesta eroiche quanto i protagonisti del film di Monicelli.
Raffella D’Adderio