Una sana satira politica
Il tempo fugge, labuntur anni, si sono sciolte le nevi d’antan, le belle dame du temps jadis sono vecchie laide dal volto crespo, Rita Hayworth (altro che Rosi Bindi) è ora un cumulo di ossa spolpate, la bella Otero un mucchietto di cenere da sonetto barocco, il regno di Nabucodonosor una paginetta di storia ripetuta a stento da studenti somari, le imprese degli antichi duci romani equivalgono a una frigna nasale di Casini, uno strato folto d’erba medica copre Luni e Urbisaglia. Insomma il glorioso pidielle berlusconiano forse è finito. Cominciamo. Per quel che mi ricordo ad accendere il primo petardo pirotecnico fu il Tullion Macquart Gianfranco Fini: oggi Fini è una specie di zio Pino della politica, un vecchietto da circolo Acli che s’emoziona per un tre di coppe o per un prosecco fresco di grotta, ma allora era un tipo che aveva ingannato persino me con quella sua facondia sbeffeggiante e tagliente come un pugnale della Folgore. Fini in occasione del famoso referendum sulla legge 40 (la fecondazione assistita, anno 2005) disse che sarebbe andato a votare appoggiando le stesse scelte di Bellicapelli Pannella. Alcuni, ingenuotti come Poldo di Braccio di ferro, credevano ancora alla storiella della destra Dio, Patria e Famiglia. Dovettero far dietro front, il Tullione aveva sputato sugli embrioni (anch’io sono stato un embrione e anche Sabrina Ferilli è stata un gran pezzo di embriona), l’unica cosa che Fini rifiutava di tutto quel pacchetto referendario era la famosa eterologa, cioè l’inseminazione con seme di uno sconosciuto, roba che se va male ti ritrovi come figlio Bocchino che appena nato ti dice pummarolancoppe. Nel 2006 dopo le elezioni (quelle vinte al cardiopalma dal centrosinistra con Fassino che piangeva temendo una ennesima e inopinata vittoria del Berlusca) fu la volta di Pierferdinuotando Casini il quale cominciava già a smarcarsi. Silvio, ormai stanco dell’etèra democristiana, dava segni di insofferenza e salì sul predellino (totale altezza 1,70): o con me o contro di me. Casini fu sbattuto fuori ma questo forse fu un errore: d’accordo, tua moglie fa la mignotta, l’hai scoperta per caso mentre se la intende con il cartongessista ma ci sono i figli e non si può mandare a monte un matrimonio per un po’ di scialbatura a stucco marca k2. Senonché Casini, moglie fedifraga e ninfomane, a partire dal 2007 ha cominciato la sua azione bellico-erotica: Pezzotta adagio pianino e Buttiglione e Adornato (10 anni 20 partiti) e Vietti e Galletti (ingurgitati 10mila ettolitri di bava franceschiniana questi demonicristiani sono diventati dei santori incazzati neri al gusto di Bodrato), pure la pinocchiesca Carlucci, tutti a criticare a far le facce storte come Scalfarotto, a rompere le scatole col rifiutare ogni tipo di presidenzialismo tanto al massimo diventiamo come la Grecia e che ci frega a noi. Intanto Fini faceva cane e gatto per stare con Fazio (gemello del dittatore Assad) approfittando dell’assenza di Saviano che in quei tempi era solito recarsi al cimitero per incontri notturni con Nosferatu. Questo è di destra, questo è di sinistra diceva Fini insieme con Bersani, non ci si capisce più niente, poi vedi che i comunisti televisivi hanno birra e gassosa e salcicce a volontà e tu, Enzo Nardi, conservatore clerico fascista, tiri a campare con quattro soldi e cerchi di fare il bravo: tutti i giorni a faticà, figli, moglie e supermercato, formaggio di plastica e ciambelloni di polistirolo in offerta. Quindi è la volta di Scaiola (se prendo chi mi ha regalato la casa con vista sul Colosseo e sulle poppe di Poppea lo crivello di risate), Pisanu, o Pisanu lasciate che gli arabi vengano a me, entrare prego nella macelleria halal che diventerà l’Italia, Riccardi forza barbò, che tutti entrino, non ce la facciamo più, ma che entrino lo stesso, italiani egoisti a morì mmazzati, viva il kebab, pizza schifo. Poi viene Monti sostenuto da Berlusconi e da Bersani, una roba indigesta che non capisco come non capivo le formule di prostaferesi con cui la prof di matematica mi sputtanò alla lavagna davanti a una mia compagna platonica nel lontano 1981, eppure ero un ragazzotto di 1 e 90 e potevo sbassarla, la vecchia fanatica, con un pugno a martello. Mi domando se non abbiano speso troppo con lo stato sociale tutti quei bischeri anni ‘70 e ‘80, pure Silvio anche se il più bischero è stato il dicci-piccì, variamente declinato, che ha mandato in pensione le prof a 38 anni e adesso queste campano prospere e io le mantengo a sigarette e cicerchiata a Carnevale. Poi è venuta l’ora della Lega e di Bossi. Quante boiate han detto i leghisti, quante ampolle idiote con il genius loci di Eridano nascosto dentro, ma devo riconoscere che Maroni con i mafiosi ha avuto due maroni così, e inoltre lombardi e veneti faticano davvero e quel po’ di agiatezza in Italia ce l’hanno data loro, non gli impiegatucci cattivi di Macerata, città picena della pace, c’è gente infatti che vive anche a Macerata, Flaiano docet. I padani si sono impuntati per non innalzare l’età pensionabile e condannando Silvio alla defenestrazione, ci siamo sopportati tutti quegli austrolopitechi che urlavano, il dì della caduta, sotto palazzo Grazioli come la nonna di Di Pietro quando vendeva le cipolle a Montenero di Bisaccia, vulisselacipollabellaguagliona. Poi è scoppiato il Trota e qui Bossi si è dimostrato una specie di Ciroammamasua, un mazzettaro pazzesco e buffone. Ed eccoci ad Alfano: un bravo ragazzo, lui da ministro della giustizia ha agevolato in Sicilia la fondazione del polo don Sturzo, un simpaticone come lo sono tutti i siciliani onesti. Ma è un avannotto non ancora pronto per digerire le cassate alla ricotta di Casini. Meglio il tosto Formigoni, a parte i mutandoni rossi di Antigua. Ora non si sa più che dire, basta che non si ripresenti la Minetti: la mandiamo a gonfiare le ruote dei tir con la boccona acciambellata. E’ il declino e dopo il collasso delle attuali supernove, vedremo. Quanto a me: né con il paraguru Grillo, né con le mignotte alla Casini, né con il mullah Riccardi, né con i comunisti, né con i radicali, né con i massoni che allignano nel Pdl. Ho quasi 50 anni, Milano ha per sindaco il sosia di Macario, Vendola scrive orrende poesie come quelle, mutatis mutandis, di Prati e Aleardi, mi sa che è ora di andare a zappare l’orto recitando i versi delle Georgiche virgiliane. E che se la vedano fra di loro. Ma dov’è finita Rita Hayworth?
Enzo Nardi