Un libro di Eno Santecchia
edito da Edizioni Simple
Il 21 aprile scorso è stato presentato a Tolentino, presso la Biblioteca Comunale, il volume di Eno Santecchia “Al Cairo dieci mesi prima”, resoconto del suo quarto viaggio in terra d’Egitto nel 2010. I libri, come tutte le umane operazioni, possono riuscire bene o meno bene, dal momento che in corso d’opera e poi nell’uscita finale intervengono e interferiscono fattori diversi e non tutti prevedibili o razionalmente valutabili, ma le condizioni di fondo necessarie sono la predisposizione dell’autore all’indagine, l’interesse per l’argomento, la novità della materia e la freschezza narrativa. Tutto ciò avviene nel volume di Eno Santecchia, che dà il meglio di sé quando, come in questo caso, unisce in armonia l’amore per la storia, l’ascolto degli uomini, la rappresentazione delle cose. Mi viene facile dirlo dopo aver letto il testo e visto le numerose foto (rigorosamente e giustamente in bianco e nero), ma soprattutto dopo l’esperienza di un mio viaggio compiuto in Egitto solo pochi mesi fa, straordinario sotto ogni aspetto, con la permanenza al Cairo per tre giorni. Si percepisce subito che l’autore ama ciò che racconta e ogni passo (in senso letterale o metaforico) è meditato, anche per la conoscenza acquisita sul posto in passato, e il lettore vive il viaggio in piena sintonia con lui. Il libro però non è una guida, è qualcosa di meno ma anche di più: è soprattutto un unicum. Non somiglia dunque ad altri testi, è nato nell’animo dell’autore ed è stato assemblato in corso d’opera, ma i pezzi combaciano alla perfezione per leggerezza, maestria e tonalità, segno di una trama di fondo già delineata che aspettava soltanto di esprimersi compiutamente. Inoltre il volume, di quasi 180 pagine e molto gradevole graficamente, si arricchisce di una chiara e puntuale prefazione di Alberto Cingolani, di una vivace e profonda presentazione di Caterina Bernardini e di altri contributi che fanno da interessante e appropriato corredo: un’intervista alla professoressa Maria Elena Paniconi, docente di lingua e letteratura araba presso l’Università di Macerata che si trovava al Cairo quando, il 25 gennaio 2011, cominciarono le manifestazioni contro il presidente Mubarak e un’altra, di pari interesse, alla professoressa e nota egittologa Stefania Sofra. Seguono tre approfondimenti significativi che riguardano ancora più da vicino le Marche. Il primo rivolto a Ernesto Verrucci di Force (1874-1945), architetto illustre alla corte di re Faud; e si chiede Eno in proposito, ricordando il fascino che proviene da questa terra: “Chissà se negli ultimi anni a Force ha avuto nostalgia dello scorrere delle acque del Nilo, delle piramidi e delle palme da datteri delle quali ebbe modo di godere l’ombra e gustare il dolce frutto?”. Il secondo riferito ad Adriano Luzi di Comunanza (1957-2003) egittologo e restauratore di fama internazionale che ha legato il suo nome, in particolare, al restauro della tomba di Nefertari dal 1987 al 1992. Il terzo dedicato a Elio Diomedi di Civitanova, conosciuto per gli studi e gli esperimenti, eseguiti anche in loco, sui metodi di costruzione delle piramidi e sulla loro reale fattibilità. Il libro è accattivante, anche nella bella copertina, che rappresenta il Cairo sotto un cielo azzurro appena velato dalle brulicanti attività dell’uomo (ma l’Egitto è continua nostalgia dell’anima come le mongolfiere colorate che veleggiano all’alba, inattese e incredibili, sopra la Valle dei Re e delle Regine sfidando i colossi di Memnone), si legge con piacere e ha un suo filo conduttore ben visibile in controluce. L’autore non poggia le sue pagine sulle carte d’archivio, con le quali di solito si ricostruiscono le umane vicende: guarda dentro di sé, cammina lungo le sue vie, interroga la realtà del mondo, parla e fa parlare, dà e riceve. Storicizza in tal modo l’umanità che incontra e ama in un percorso nel tempo e fuori del tempo che anche il lettore fa suo. Produce dunque anche lui storia, una bella storia di genere diverso, da apprezzare, con cui confrontarsi.
Rossano Cicconi