Liberamente tratta da “Storia di Macerata”,
origini e vicende politiche di Adversi, Cecchi, Paci
Macerata più volte invasa
Arriva Azzo d’Este –
Il Papa Onorio III, temendo un colpo di testa dell’imperatore Federico II contro il territorio della Chiesa, nel 1225 si rivolse ad Azzo d’Este che, memore di vecchie storie con il vescovo fermano, fece una incursione su Montelupone e su Podium Sancti Juliani et Macerate. Il Papa se ne lamentò con Azzo che, incurante della giustizia papale, contemporaneamente a Macerata occupò anche Montolmo. L’estense e il Vescovo di Fermo ricorsero al nuovo Papa Gregorio IX ma la vertenza si risolse da sola: Azzo nel 1228 se ne andò e cessò anche il vescovado, con Macerata che, nel 1236, fu esentata dalla giurisdizione vescovile.
Arriva Rainaldo –
Il marchese Azzo d’Este dovette ritirarsi dalla Marca per l’arrivo delle truppe di Rainaldo, figlio di Corrado di Luzelinart, che combattendo contro il Papa per l’imperatore Federico II invase il territorio marchigiano, Macerata compresa, ponendo la sua roccaforte a Montolmo. Fu una invasione di breve durata perché arrivò in soccorso l’esercito pontificio guidato da Giovanni di Brienne e Giovani Colonna che ricacciò gli invasori oltre Sulmona. La Marca ritornò al Papa che vi inviò come rettore Milione, Vescovo di Beauvais.
Arriva Enzo –
Milione pressò i marchigiani con continue richieste di denaro, se ne alienò le simpatie e costoro rivolsero la loro politica a favore dell’imperatore. Anche Macerata aveva tendenze ghibelline e nel settembre del 1239, quando arrivò Enzo, re di Sardegna e figlio di Federico II, le truppe imperiali la occuparono subito ed Enzo ne fece il suo caposaldo. Da qui partì alla conquista di Montecchio (oggi Treia) e i maceratesi furono di grande aiuto meritando il favore del re. Costui emanò un decreto per il quale cresceva l’importanza del Foro maceratese, non si poteva tassare il comune di Macerata per somme superiori alle 25 libbre ravennati, non potevano essere richiesti più di tre soldati per l’esercito, e veniva contemplato il libero commercio dei maceratesi su tutte le piazze della Marca. Un altro beneficio ebbe il comune di Macerata dai ghibellini: un ulteriore e importante ampliamento del territorio che inglobò i castelli di Casale, Nuncastro e Miligani.
Mai il comune fu così ampio –
Il decreto di re Enzo sanzionò un ampliamento del territorio comunale superiore a quello che la città possiede attualmente. Era definitivamente ufficializzato il possesso del castello di Casale, mentre il castello di Nuncastro (Novum Castrum, costruito attingendo alle macerie di Ricina) si trovava sul luogo dove oggi sorgono alcune case, tra Villa Potenza, Montecassiano, il fosso Vissani e quello detto di “Cassia”. In territorio di Montecchio, invece, si trovava il castello di Miligano (o Migliazzano, o Miliazano, o anche Millicciano) sito nei pressi del Monocchia, vicino alle rovine di Ricina. In base a tali concessioni Macerata si estese anche sul Potenza, inglobando anche le mura di Ricina.
Cresce la popolazione di Macerata –
Con il provvedimento di re Enzo si verificò un forte aumento demografico in quanto le popolazioni dei castelli occupati furono trasferite in città. Gli abitanti di Casale avevano già occupato la zona detta del Mercato, nella parte di ovest vennero concentrati quelli del distrutto Nuncastro che formarono il Borgo San Salvatore, infatti si ha notizia che nel 1290 un tal Pietro da Nuncastro dava in affitto una sua casa. In questo periodo il vicario imperiale da Macerata dominava su molte città della Marca e inviava ovunque le sue bande di saraceni per incutere il terrore nelle popolazioni. I maceratesi devastarono Montolmo, saccheggiarono e incendiarono parte dell’Abbazia di San Fermano, sul cui territorio intendevano evidentemente ampliare la loro giurisdizione. Ma le loro intenzioni non furono coronate dal successo.