Il punto sulla situazione
Sorvolare il vasto pianoro che si estende dalla Porta Gemina di Urbs Salvia, a destra del fiume Fiastra, sino al torrente Cremone verso sud-est, mostra tutta la suggestione di questi luoghi, frequentati con continuità dal X-IX secolo a.C. fino a oggi: 30 secoli di vita si sono sviluppati su questo acrocoro posto in una posizione incomparabile, con vista a 360 gradi sui rilievi e le vallate del comprensorio e attorniati dalla fascia dei pittoreschi comuni della provincia, abbarbicati sulla sommità dei colli che guardano a sud, completati a ovest dalla maestosa corona dei Sibillini.
La necropoli picena
Le prospezioni aerofotografiche, effettuate a scopo d’indagine scientifica, ricerca e di individuazione delle tracce e degli insediamenti delle genti che hanno caratterizzato la vita e lo sviluppo del territorio, hanno dato risultati superiori alle più rosee previsioni. Due successive prolungate operazioni di volo, hanno portato a individuare nell’area importanti tracce di occupazione del pianoro quali una necropoli picena e innumerevoli testimonianze di edificazioni (oltre quelle portate alla luce dagli scavi), estese a macchia di leopardo su di una superficie di oltre 50 ettari. Parte di queste strutture sono evidenziate nella vegetazione (interi edifici sepolti sotto una coltre di terra), mentre la parte più cospicua delle tracce edificatorie sono evidenziate dalla fotografia termica all’infrarosso. Niente lasciava prevedere questi risultati quando furono intrapresi i primi saggi nel 2000. Maggiori risultati si ebbero dal 2004 al 2010 con progetti di scavo più articolati e metodici, resi possibili da due rilevanti contributi della Fondazione Carima, alla quale va rivolta la nostra riconoscenza, estesa alla Fondazione Giustiniani Bandini, proprietaria dei terreni ove si svolgono le operazioni di scavo e ricerca.
Un bilancio
Conclusa ormai la IV campagna di scavo, è ora di effettuare una valutazione, un bilancio di quanto realizzato ed esaminare quale potrà essere il futuro di Villa Magna. Lo scavo, incentrato inizialmente nel sito dove più evidenti erano le tracce di opere murarie, è stato esteso su di un’area superiore ai 13.000-14.000 mq, spazio totalmente occupato da edificazioni di epoca romana, con successivi adeguamenti medievali. Le costruzioni sono di molti generi e utilizzi: edifici abitativi, strutture sotterranee usate per la conservazione delle derrate alimentari, un imponente serbatoio idrico da 150 metri cubi, strutture per la lavorazione delle olive e/o delle uve (con una serie di doli interrati per la conservazione di olio e vino) e altri edifici tipici per la lavorazione e la conserva dei prodotti del territorio. L’area interessata dagli scavi è interamente edificata, ivi inclusa una struttura portata alla luce nella fase conclusiva della campagna di scavo 2010, costituita da un edificio con fronte monumentale di circa 40 metri lineari con all’interno locali pavimentati in mosaico e in coccio pesto con inserti decorativi ben conservati ancora in sito, di circa 300 metri quadrati.
L’emerso è solo una piccola parte
Comunque, pur essendo imponente quanto portato alla luce, esso corrisponde solo a una piccola parte dell’esteso insediamento individuato dall’indagine condotta con l’infrarosso termico e con il georadar, che si estende per oltre 5 ettari. Questo agglomerato di edifici si può classificare come una vasta villa suburbana o, più verosimile, come un quartiere residenziale di alto livello, naturale continuazione di Urbs Salvia. Infatti è edificato sulla strada che da Porta Gemina risaliva fino a Villa Magna, diretta a Falerio e alle altre città del Piceno meridionale. Restano da decifrare e identificare le altre strutture evidenziate dalla fotografia aerea, due in particolare: una serie di edifici posti sul versante del Cremone dove erano ed esistono sorgenti di acque sulfuree (qui la leggenda colloca le terme curative romane) e una costruzione situata a ovest dello scavo, rilevata da un’anomalia morfologica strutturale del terreno, non operata dalla natura ma dalla mano dell’uomo.
Un castello medievale
Questa sorge su di un promontorio, un’ottima posizione difensiva, che, anche per la conformazione e le dimensioni, fa supporre vi fosse edificato il castello medievale di Villa Magna, storicamente documentato e mai individuato. A conclusione di questa pur sommaria esposizione si pone il problema del futuro del sito archeologico, che abbraccia 30 secoli di storia ed è attualmente uno dei più importanti d’Italia, portati alla luce negli ultimi 50 anni. L’economia mostra oggi oggettive difficoltà per il reperimento delle risorse, necessarie a portare a conclusione le operazioni di lettura del territorio attraverso saggi mirati sui siti più rimarchevoli, l’ampliamento degli scavi (in particolare sull’edificio con le pavimentazioni in mosaico e sul suo fronte monumentale) e in seguito per la valorizzazione e la protezione delle opere portate alla luce. Questo intendimento, per il momento, si deve accantonare per mancanza di risorse economiche.
Umberto Migliorelli