La storia di Macerata a piccole dosi, quinta puntata

Liberamente tratta da “Storia di Macerata”,

origini e vicende politiche di Adversi, Cecchi, Paci

 

 

Il nuovo comune si espande

 

 

Il primo ampliamento –

Sorto il nuovo comune, i suoi abitanti iniziarono una lenta opera d’ingrandimento territoriale e, dapprima, si trattò di espansione economica. Nel gennaio del 1140 un attivissimo Guarmusa chiese e ottenne dal Vescovo di Fermo, manovrando con una abilità già dimostrata altre volte, una “precaria” di beni a terza generazione nella piana del Chienti, in zona San Claudio.

La prima “voce grossa” –

Due anni dopo, nel gennaio 1143, lo stesso Guarmusa ebbe dal Vescovo Liberto, sempre a terza generazione, 13 moggi di terre ancora dalle parti di San Claudio; altri terreni li ottenne dal successore di Liberto, il Vescovo Baligano, tra il 1145 e il 1159. Alla morte di Guarmusa il Vescovo Baligano non volle continuare nella concessione ma i figli del “maceratese”, Bordono e Arnoldo, fecero la “voce grossa”, mossero lite al Vescovo che, in parte, fu costretto a recedere dalla sua decisione, anzi dovette depositare 300 bizanti d’oro a garanzia del contratto. Questo fatto sta a indicare la debolezza dei Vescovi fermani nei confronti dei maceratesi.

 

Governata da due Consoli –

Intanto per l’Italia scorrazzava l’imperatore Federico Barbarossa che, tutto impegnato a ristabilire l’autorità imperiale, metteva a fer-ro e fuoco le città più indisciplinate. Poi arrivò Cristiano di Magonza che distrusse Fermo facendo perdere potenza ai Vescovi fermani e favorendo la crescita dell’idea ghibellina nelle Marche. Il comune di Macerata ebbe a capo in questa epoca due consoli, forse eletti pariteticamente dagli abitanti del “Castrum” e del “Podium”.

 

Il primo atto di “politica estera” –

Nel 1198 i marchigiani, abbastanza liberi nelle loro autonomie sotto il regime imperiale, erano fiscalmente assai gravati da Marquando d’Anweiller, imposto da Enrico VI. Osimo e Ancona si confederarono per difendersi dalla prepotenza economica imperiale. Alla federazione aderirono altre città come Fermo, Civitanova, Montelupone, Montesanto, Numana, Castelfidardo nonché… “Macerata cum Podio”: è stato questo il primo atto politico dei maceratesi in politica estera, firmato il 31 agosto 1198.

 

Il primo podestà –

La lotta contro Marquando si concluse nel 1199 ma le città marchigiane presero a combattersi fra loro, Ancona abbandonò la lega e nel 1021 sconfisse gli ex alleati, tra cui anche Macerata. Fu in questo momento che il Papa Innocenzo III stabilì di sostituire il regime consolare con quello podestarile e Macerata ebbe come primo podestà Rinaldo da Monteverde.

 

La prima conquista –

Le lotte tra guelfi e ghibellini indussero i maceratesi ad ampliare il loro territorio ponendosi in aperta lotta contro i vescovi fermani; assalirono e distrussero il castello di Casale, presso San Claudio, facendo trasferire gli abitanti a Macerata. Successivamente, nel 1219, i maceratesi strinsero un trattato di mutua assistenza con Montolmo in virtù del quale il loro territorio si allargò fino alla riva del Chienti: “Acqua fluminis Clenti sit media nostra et media vestra”.

 

La scomunica –

Il Vescovo di Fermo, Adonulfo, tentò invano di indurre gli abitanti di Casale a ritornare sulla loro terra e di ricostruire il castello. Non riuscendoci lanciò contro i maceratesi la scomunica ma questi se ne infischiarono, mantennero la vecchia alleanza con Osimo allargandola con intenzioni antivescovili a San Severino, Tolentino, Matelica, Recanati e, successivamente, anche a Civitanova, Sant’Elpidio e Monterubbiano. Ma Papa e Imperatore nel 1223 fecero la pace e tutti i rappresentanti dei comuni dovettero di nuovo promettere fedeltà a Fermo.

continua

 

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