Un ben portante novantenne si è fatto bello

Il Palazzo delle Poste,

quando iniziò c’erano gli Ufficiali Postali

 

Compie 90 anni quest’anno, il Palazzo delle Poste, dato che toccò all’onorevole Fulci porre la prima pietra il 10 settembre del 1922, anche se solo dopo ben otto anni poté entrare in funzione, nell’ottobre del 1930, con un costo di 1.700.000 lire a totale carico dello Stato. Da allora molto tempo è trascorso e la funzionalità dell’edificio, specie per la parte aperta al pubblico, si è sempre più ridotta stante il maggior afflusso di utenza per l’aumento dei servizi erogati, postali e finanziari.

 

Look rinnovato

Ora, dopo una chiusura di pochi mesi, il salone degli sportelli si presenta al numeroso pubblico che quotidia-namente l’affolla con un nuovo look luminoso e gradevole, moderno ma non troppo, in quanto è stato lasciato il più possibile intatto l’impianto iniziale della sala, con i bianchi stucchi che decorano le colonne e il soffitto e il policromo pavimento di marmo. Qualcosa però è necessariamente scomparso, come gli stigli di legno, definiti, nella relazione conclusiva dei lavori “sobri e intonati al carattere e alla determinazione degli ambienti”. Sobri forse ma facevano la loro bella figura e s’intonavano perfettamente allo stile architettonico dell’edificio, uno stile definito dagli storici dell’arte “tardo secessionista”, in linea peraltro con i gusti del suo costruttore, l’ingegner Cesare Bazzani.

 

I portalettere

Stile severo, marziale direi, come sono marziali, con tanto di divisa, gambali e berretto con stemma, il plotone di portalettere che, sull’attenti, posano fieri di fronte allo scalone d’ingresso del palazzo. E’ una foto storica, come l’altra del salone. Quella con i portalettere è datata 20 giugno 1938, anno XVI E.F. e mi piace farla conoscere non solo per stretti motivi familiari. Ci riporta infatti a un periodo in cui la posta veniva “lavorata” tutti i giorni dell’anno, Natale e Pasqua compresi, e consegnata 6 giorni su 7, due volte al giorno, mattino e pomeriggio, sempre da quel piccolo plotone di portalettere, in divisa d’ordinanza, con la gonfia bolgetta di cuoio a tracolla e, d’inverno, con l’ampia mantella a riparare le lettere dalle intemperie. Altri tempi.

Siriano Evangelisti

posteposte

 

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