Lonforicette di fra’ Trofèllo da Vallesconcia

Un libro? Un menu impossibile?

Comunque scritto da Elisabetta Baleani

 

lonforicetteChe vve devo dì’… in 15 anni di La rucola ne abbiamo letti e recensiti di libri da averne perso il conto ma un volumetto così, credeteci, non lo avevamo mai avuto sotto mano! Incomprensibile, a un primo sguardo. Poi entri nel ritmo e ti diverti pure. Certamente le ricette sono, più che virtuali, …verbose? ma verbose in overdose! E se alcuni termini, pochi, saranno intuitivamente comprensibili (raschiamutànde alla scatarrona – roncisvàlli in frègola) altri li troverete addirittura difficili da leggere, peggio da ripetere.

 

Arrivano i nostri!

Ma… niente paura e non disarmate perché in terza di copertina “Arrivano i nostri!”, sotto forma di un Cd dove le ricette di Fra’ Trofèllo da Vallesconcia sono interpretate in modo attoriale dalla stessa autrice, Elisabetta Baleani e da Stefano Bianchi. Ascoltandoli, mentre si attivano le papille gustative, entri in un mondo fatto di scioglilingua (alla buzzacchéra in pompamagna) che se tu riuscissi a ripetere in minima parte saresti un frillaccicoso maceratàngolo doc.

 

Che ne dice l’autrice

Ecco, vedete? il libro ci ha preso la mano e, divertendoci, cominciamo a entrare anche noi nel suo linguaggio. Mica facile però: ci vuole fantasia e, di questi tempi… Sentiamo però cosa ci dice Elisabetta: “Queste ricette, o meglio ‘lonforicette’, dato che si tratta di testi metasemantici, sono state scritte per divertire il pubblico e l’autrice. La quale ha superato grazie a esse lo sconforto e l’avvilimento dei tristi tempi in cui viviamo, in cui la crisi imperversa e ci assottiglia il già magro spirito. Qui infatti è bandita ogni miseria economica e morale e ci si lancia verso inedite fantasie gastronomiche a cui ognuno può dare corpo come desidera, purché accetti di usare l’inventiva e la creatività. Perciò adoperate questo libro come una sorta di abbecedario non solo culinario ma anche esistenziale: utilizzatelo per dare sfogo alle repressioni, per contenere la depressione e per sgranchirvi la lingua, per sedurre la persona amata e per antidoto contro il cattivo umore”.

 

Le quàppole in carrozza

Per capire di cosa stiamo parlando vi sottoponiamo una ricetta:

 

Procuratevi un ònfalo in frifèlla

di quelli smozzonàti a beccafico,

due etti di morlùcche scarcagnàte,

un kilo di poltrìsti in sansa réfola,

un nùffolo di lòffici bisfrécci,

un paio di cùppoli ben tristi.

 

Obblobàte l’ònfalo con un’aplònga

introngolàta in mòffiche veschécce

e timpallàte refi refi il boccafòco

con pélviche grumèlle.

 

Intubettàte la dromma che si forma

sull’ùgolo sbiciàto e morlùccato

da scarcagnìo a scarcagnìo…

 

Non la continuiamo per non rovinarvi l’effetto finale, e sì, perché ogni ricetta finisce con una precisazione di ordine storico, insomma… storico. Qualche esempio:

 

Gli sganganàti al dèntice

Madame de Pompadour era una grande consumatrice di “sganganàti al dèntice”. Si dice che divenne la favorita del re per averli offerti alle altre dame di corte, che morirono una dopo l’altra per una indigestione letale.

I buffalmàcchi alla sgasettona

La “sgasettona” fu iniettata alla cagnetta Laika quando venne sparata nello spazio, in modo da sostenere il propulsore al momento del decollo.

I vescovàsini in frustabiàsimo

I “vescovàsini” colpevoli di accettare fieno in abbondanza furono esemplarmente “frustabiasimàti” da Martin Lutero, il quale inserì proprio la trattazione del “frustabiàsimo” nelle novantacinque tesi, in cui parlò anche del “randellimàzzo” e dello “sferzagroppa”.

Fernando Pallocchini

 

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