Un personaggio intervistato da Raffaella D’Adderio
Andrea Brambilla e Nino Formicola sono in arte Zuzzurro e Gaspare, da trentacinque anni inossidabile coppia comica. Chi non ricorda il tormentone: “Ce l’ho qui la brioche!” . E’ proprio con questa battuta che inizia la nostra intervista a Zuzzurro, a pochi minuti dal suo ingresso in scena dello spettacolo “Ciao, come sto?”, da lui stesso ideato.
La battuta ha un doppio senso?
L’espressione non ha il significato che crediamo: quando il Brambilla era pargolo ed era pronto per andare a scuola, puntualmente la mamma, sull’uscio di casa, gli ripeteva sempre la stessa frase: “Hai preso la merenda?”- e lui rispondeva seccato: “ Sì ce l’ho qui la brioche!”, come per dire “Non scocciarmi!”. E’ proprio in quest’ultima accezione che Zuzzurro la usa in tutte le gag più divertenti in coppia con Gaspare.
Quando entrò scena?
In realtà, la simpatica espressione diventa parte di un copione per sopperire a un’amnesia di Zuzzurro che, ai suoi esordi su Antenna 3, trovatosi da solo in diretta davanti a tante telecamere, riesce a cavarsela improvvisando la famosa frase ripescata tra i ricordi d’infanzia. Sempre di seccatura si tratta, quando ci viene spiegato dal nostro personaggio il titolo dello spettacolo “Ciao, come sto?” che vale per “Ciao, non mi interessa come stai tu, ma come me la passo io”. Il comico ci spiega che, nella società attuale non si fa il benché minimo sforzo per aprirsi agli altri o per relazionarsi in modo civile con il prossimo, anzi ci pesa. Ascoltiamo da lui che oggi imperano la maleducazione, l’egoismo, il menefreghismo.
Un aneddoto?
L’attore ci racconta un aneddoto di vita che è un esempio di quanto detto: un dì si reca in un negozio del centro della sua città, lo accoglie una persona che mastica chewingum, porta piercing ovunque e si rivolge a lui così: “Cosa vuoi?” e lui: “Vorrei del LEI” – risposta: “Non ce l’abbiamo”. Esilarante il modo e la gestualità con cui ci viene raccontato questo spaccato di vita e ci spiace non essere in grado di rendergli giustizia per iscritto. Cerchiamo di sopperire a questa insufficienza interpretativa descrivendo lo spettacolo teatrale.
Lo spettacolo
E’ ancora Zuzzurro a chiarirci che il primo atto prevede la performance di altri due artisti: l’attore Luciano Ziarelli e la pianista Vicky Schaetzinger. Qui, il tema centrale è l’importanza di disporsi al cambiamento, quindi al futuro. Il secondo atto è invece appannaggio della cop-pia Zuzzurro-Gaspare. Il duo porta sapientemente in scena una brillante pantomima in cui i protagonisti si trasformano, di volta in volta, ora in Dante e Virgilio, ora in Rossana e Cyrano…, alle prese con le tecnologie moderne. E’ un incontro-scontro tra la cultura classica e immortale e il progresso tecnologico: il risultato in palcoscenico è grottesco e molto comico.
Il messaggio
Il messaggio che si vuole far passare è che è giusto guardare al futuro, ma facendo tesoro del bagaglio culturale di cui la nostra cultura è ricca. Lo spettacolo poggia su queste basi ed è al tempo stesso una palese critica al mezzo televisivo che ha un potere dannoso perché ci rende più ignoranti, sordi alle esigenze altrui e ci educa a uno slang nuovo ma rozzo e a uno stile di vita effimero, lontano dalla vita reale. Lasciamo libero Andrea Brambilla di poter vestire i panni di Zuzzurro, rivolgendogli un’ultima domanda.
Perché “Zuzzurro”?
La ragione è profonda e ci permette di rendere omaggio a un grande del cinema italiano: Vittorio De Sica, di cui il film “Il giudizio universale” (1961) è stato il motivo ispiratore del nome fittizio scelto dall’attore Andrea Brambilla. In una scena della pellicola Dio chiama l’intera umanità in ordine alfabetico. A un certo punto si sente la risata di un vecchietto che indossa un impermeabile. Tutti gli astanti gli domandano cosa abbia da ridere e lui riponde: “Io mi chiamo Zuzzurro”.