Chi si contenta gode

Spesso sei felice e non te ne rendi conto

 

Cosa succede nel nostro cervello quando siamo contenti? Durante un esperimento hanno fatto vedere ad alcuni volontari le foto della loro fidanzata. Sottoposti a risonanza magnetica si è visto che veniva attivata la corteccia cerebrale nella zona frontale, con stimolazione di un gran numero di neurotrasmettitori, quelle molecole, cioè, che trasportano le informazioni nel cervello. Basta fare una lunga passeggiata o una moderata attività sportiva perché si liberino le endorfine, proposte al piacere, per cui ci si rilassa e ci si sente appagati. Anche la droga può dare piacere ma questo è effimero, anche perché è seguito dalla malinconia e dalla dipendenza, con necessità di sostanze sempre più pesanti e dannose, addirittura mortali. Molto meglio nutrirsi di cibi antidepressivi: il pesce, ricco di omega 3, le mandorle, gli spinaci, il parmigiano, il tonno, il miele, la frutta… Un cibo appropriato non dà certo la felicità ma migliora sicuramente l’umore e il fisico. Oltre al cibo le sane abitudini: alzarsi presto, non fare le ore piccole, stare all’aria aperta, fare l’amore, guardare poco la tv, coltivare le amicizie, andare a ballare, ascoltare la musica, aiutare chi soffre… Essere felici o tristi è anche una questione di Dna: gran parte delle nostre emozioni è legata a una predisposizione genetica. Le donne sembra siano più felici degli uomini, anche se il loro umore, legato a processi ormonali, registra alti e bassi. Più passano gli anni e più si è felici. Chi è in tarda età, e magari è nonno, è molto più felice di chi è giovane, pieno però di problemi come trovare lavoro, metter su famiglia…. E ancora: chi è sposato è più felice del single, chi è credente è più felice dell’ateo, poiché con la fede dà un senso alla propria vita, riuscendo a sopportare difficoltà e sofferenze. Essere belli, intelligenti, avere un lavoro prestigioso, non accresce più di tanto la felicità. I soldi? In mano a chi ha poco o nulla aiutano a vivere meglio o addirittura a non morire di fame o di malattia. Essere già ricchi e volere ancora di più? Forse sarebbe meglio che il ricco dicesse: “Non voglio nulla perché ho di tutto!” Le ville, le donne, gli affari non danno la felicità con la effe maiuscola: il sorriso di un bambino affamato con un pezzo di pane in mano può valere quanto una spiaggia tropicale e anche più. Pure chi vince la lotteria, dopo l’euforia iniziale, non è in realtà più contento di chi non ha vinto, anzi spesso fa una brutta fine. Inoltre una buona dose di ottimismo non guasta, anche se c’è chi tesse l’elogio del pessimismo: il pessimista è felice quando arriva una gioia imprevista, mentre l’ottimista diventa triste quando crollano le sue illusioni.

Umberto

 

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