Fertile lungimiranza di Amministrazioni passate
e sterile appiattimento mediatico di quelle contemporanee
Negli anni ‘20 del secolo scorso Macerata si guadagnò un ruolo da protagonista nel contesto delle correnti artistiche d’avanguardia. Infatti nel giugno-luglio 1922 la città ospitò presso il Palazzo del Convitto Nazionale la Prima Esposizione Futurista, promossa dalla Esposizione Provinciale d’Arte e organizzata da Ivo Pannaggi. La presenza di Marinetti e altri artisti di respiro europeo lasciarono sicuramente il segno nella nostra provincia, che per due mesi si trovò sotto i riflettori del mondo dell’arte accanto a città come Milano e Roma. Se è vero che nella riuscita dell’evento un ruolo decisivo lo ebbe Ivo Pannaggi, è altrettanto doveroso rimarcare che senza l’impulso e il finanziamento lungimirante dell’Amministrazione provinciale di allora, difficilmente l’Esposizione Futurista sarebbe approdata in una città come Macerata, poco avvezza a ospitare eventi di così grande prestigio. Altri tempi, altri Amministratori. E tutto ciò, in barba al tanto conclamato “spirito democratico” dei partiti contemporanei, spesso così vicini ideologicamente eppure (oppure forse proprio per ciò!) così incapaci di collaborare quando si tratta di proporre eventi culturali di qualità nel nostro territorio. Vero è che Pannaggi si formò autonomamente e a prescindere da iniziative culturali cittadine, ma lo stesso non può dirsi per artisti di livello come Umberto Peschi, Bruno Tano, Sante Monachesi, Wladimiro Tulli, Lamberto Massetani e gli altri futuristi maceratesi che diedero vita al gruppo futurista “Umberto Boccioni”. Insomma lo sforzo dell’Amministrazione territoriale diede un contributo fondamentale alla valorizzazione del territorio e alla crescita di talenti maceratesi che seppero imporsi poi a livello nazionale e internazionale. Duole constatare, invece, come oggi le iniziative culturali in provincia latitano, o si limitano a eventi di plastica e ospitate di intellettuali del mondo dello spettacolo, che celebrano la cultura del contemporaneo così com’è: cioè tanto maggiore la presenza del personaggio sui media, quanto più alto il cachet, che ovviamente viene pagato dai contribuenti per poter sentire di persona lo stesso polpettone contemporaneo e post-moderno, che viene propalato cattedraticamente da anni attraverso altri canali mediatici. Il tempo è galantuomo, e vedremo che influenza avrà questo pot-pourri, e che frutti darà da mangiare ai giovani maceratesi. Di certo i frutti del futurismo non furono tutti dolci ma ebbero il merito, fra gli altri, di creare una scuola di artisti che, seppur “minori”, ancora oggi viene ricordata come Futurismo maceratese, regalando al territorio un felice periodo di ricerca culturale in tutti i campi delle arti, dalla pittura alla scultura, dalla musica alla pubblicità, dalla mail-art al cinema provocando così un dibattito sull’arte contemporanea che dimostrò la sua vivacità in provincia fino agli anni ‘70. Tale influsso sulla Macerata di allora riuscì tra l’altro nel compito di stimolare tutti gli strati sociali. Fra gli altri provocò anche la produzione di opere di carattere più folkoristico e goliardico come la tavola parolibera pubblicata sul numero unico “Il Goliardo” del 1928 in occasione delle ferie maceratesi, che dimostrano la vivacità intellettuale degli universitari di quegli anni e la loro attenzione partecipata alle espressioni culturali del loro tempo.
Paolo Ciccioli