Esploratore e patriota, c’è una contea
nel Minnesota a lui intitolata
Presso la “Sala degli specchi” della biblioteca Mozzi Borgetti si è ricordata la figura di Giacomo Costantino Beltrami (Bergamo 1779 – Filottrano 1855). I relatori, ciascuno dal proprio punto di vista, hanno tratteggiato, con nitore e precisione, un personaggio storico e culturale oggi poco conosciuto dai più. Uomo di cultura eclettica, giurista, esploratore, etnologo, scrittore e viaggiatore instancabile, assorbì in sé e manifestò a tutto tondo la sua personalità romantica. Fu anche massone e ardente patriota. Venne coinvolto nei moti carbonari e per questo, arrestato e processato dai neri giudici dello Stato Pontificio, rischiò addirittura la morte per impiccagione. Anche sul piano dei sentimenti fu integralmente romantico. Egli s’innamorò perdutamente della bellissima nobildonna Giulia de’ Medici Spada, ma di un amore platonico che, pur ardendo, non si consumava in pietose ceneri d’un ricordo remoto. Giulia, felicemente sposata con un conte della casata Spada, partorì ben otto figli. A causa del suo amore di madre, lei, forse, non ebbe materialmente il tempo da dedicare a una relazione nascosta. Non si sa, quindi, se la fiamma di quell’amore fosse corrisposta, ma, ancora giovane e ancora bella, lei fu consumata da una malattia inesorabile. Il Beltrami accusò lo schianto di quella perdita, chiudendosi in un sordo dolore che non gli concedeva requie. Per sfuggire all’oppressione della testimonianza dei luoghi e delle persone che conoscevano la ragione del suo patire, emigrò dapprima in Francia per approdare, poi, sulle lontane coste del Nuovo Mondo, nascondendosi, in quelle terre sconosciute; navigando fiumi, immensi come oceani; vivendo a contatto con gli sfortunati e perseguitati popoli indiani d’America che lo accolsero benevolmente, perché egli non aveva l’arroganza del conquistatore, ma la malinconia dell’uomo solo, afflitto da una pena indistruttibile. Sfruttò il suo vagabondaggio nello studio di quel mondo, ancora vergine e incontaminato. Compose un vocabolario della lingua Sioux, chiamò con il nome Giulia l’attuale lago Itasca, scoprì le sorgenti del fiume Mississipi e per riconoscenza gli Stati Uniti hanno intitolato al suo nome una contea del Minnesota (Beltrami County). Discese il continente americano e si fermò in Messico per studiare gli aztechi di cui raccolse, catalogò e conservò molte testimonianze. Ritornò in Francia per prendere parte ai motirivoluzionari di quel paese, (1830) e a quelli italiani (1848). Quando cominciò a sentire i morsi del tempo, ritornò a Filottrano (An) dove morì nel 1855. Ascoltando la vivida esposizione di tali avvenimenti da parte di relatori preparati e competenti, viene in mente ai pochissimi partecipanti il recente e accorato discorso del nostro beneamato Presidente della Repubblica che sanziona la ventilata secessione dei cosiddetti padani i quali, per malizioso ed egoistico interesse, fingono un’amnesia totale del sangue versato, dei morti a migliaia, dell’amore e dell’attaccamento dei patrioti dell’Italia tutta, che vollero e ottennero ciò per cui si erano battuti fino alla morte: l’unità della nostra Nazione.
Matteo Ricucci
I relatori
Cesare Censi – Beltrami: la vita, i viaggi, gli studi;
Marzia Luchetti – il museo Beltrami di Filottrano, creato da Glauco Luchetti Gentiloni;
Alvise Manni – Beltrami nelle Marche: spigolature dal maceratese;
Enrica manni – Stranieri in Patria: al Alzano Lombardo con Tullia Franzi sulle tracce di Giacomo Costantino Beltrami;
Silvano Moretti – Beltrami: l’Uomo e il Mito;
Maria Grazia Pancaldi – Beltrami e la Giustizia a Macerata nel periodo francese.
Patrocinio dell’Accademia dei Catenati, del Centro Studi Storici Maceratesi, del Comune di Filottrano e del Comune di Macerata.