“Quel mazzolin di fiori…”

Delazione? Psicosi collettiva?

 

Ero andato a leggere il giornale all’ombra della chiesa in pietra di San Gregorio, in località Torrone di Camerino. Nel percorrere la strada sterrata avevo incrociato un paio di persone. Giunto davanti alla chiesa avevo tirato fuori dal bagagliaio la sdraio. Dopo pochi minuti ecco arrivare a sirena spiegata e a forte velocità una gazzella delle Forze dell’Ordine, probabilmente allertate dalle persone che avevo incrociato. “Lei che fa qui?” – “Sto leggendo il giornale” – “Sa, qui, nella chiesa, ci sono stati diversi furti… buona lettura, ci scusi e arrivederci”. La voglia di leggere ormai se n’era andata: meglio cambiare aria e riprendere la strada asfaltata. Nonostante l’estate torrida c’era ancora del verde sul greppo lungo la strada. Sono sceso dall’auto per raccogliere qualche fiore da portare a una vecchietta alla Casa di riposo. Nel chinarmi per compiere l’operazione scompaio alla vista di una coppia di anziani, verosimilmente marito e moglie, che stavano lavorando nel campo. Lei grida a lui: “Ecculu, quissu adè quillu che dà focu a li voschi… va’ ‘n po’ a chjamà’ li carvinieri”. – “Ahò, ma che volete… no’ lo vedete che staco a rcoje’ li fiuri?” – “Te li daco io li fiuri va…”. A scanso di equivoci, calmo, sono salito in macchina e lentamente mi sono avviato verso la Casa di riposo, per regalare il mazzetto di fiori, ottenendo un bel sorriso e un: “Grazie coccu!”. Il giorno dopo, patito della montagna ma imprudente, faccio da solo una escursione a Monte Massa, sopra Massaprofoglio, dopo Muccia, un monte stimolante. Da lontano appare come un perfetto triangolo, con una punta che non ti dà la certezza di poterci stare in piedi sopra. Giunto in cima vedo sull’altro versante un elicottero, attrezzato per spegnere gl’incendi, fare la spola tra un laghetto per rifornirsi di acqua e la macchia in fiamme. Non potevo essere stato il piromane di turno: ero troppo lontano e sul versante opposto! Avevo riposto dei fiorellini per mia moglie sullo zainetto, stavo ritornando alla base di partenza, in mezzo al paese, per riprendere l’auto, quando sento un parlare sottovoce, appena udibile: “‘Ssa faccia non me piace… non sarà statu issu a dà’ focu?” Saluto, facendo finta di nulla, fischiettando quel mazzolin di fiori…

Umberto

 

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