Una storia sindacale
Quanto male facciamo a noi stessi! Un male causato da ignoranza e pregiudizi infantili che, coltivati nel tempo, ce li ritroveremo addosso come forti concetti di vita in età adulta. Questa storia non mette in discussione prese di posizioni, libere scelte dettate da convincimenti ma anche condizionate da paure e fobie per un futuro incerto e precario. Parla piuttosto di quella castrazione mentale che, dilagando, influenza negativamente la libertà della persona. Parla dell’ignoranza, intesa come non conoscenza quindi, oggi, come non voler crescere.
Mobilità, cassa integrazione, scioperi
Una storia sindacale ambientata in una importante industria marchigiana durante un maggio piovoso con alle porte una nuova ondata di mobilità, di cassa integrazione, di scioperi. Spauracchi che rimodellano in continuo il modo di vivere e di pensare, i comportamenti, decurtando agli operai “possibili condannati” quell’esile speranza di sopravvivenza rimasta. Paure… sentirsi repressi nel profondo e rifugiarsi nel qualunquismo estremo pur di non pensare. Leggere, per poi ripetere ad altri, notizie dal “giornale rosa” a tanti caro; e ancora internet, televisione, telefonini, discoteca, moto… tutto per non pensare, delegando totalmente ad altri il nostro futuro.
La bacheca
Famiglia, preoccupazioni: non si arriva alla fine del mese. “E’ colpa dei Sindacati!” si dice… e ancora “Perché si sono divisi? Mangiano sopra le nostre spalle!” Poi, marcando il tesserino, c’è la bacheca dell’azienda “ordinata e precisa” e la bacheca sindacale confederata (ma… divisa) “disordinata”, come le idee e i convincimenti per risolvere problemi e assistenze per i lavoratori iscritti, con articoli di un giornale ritagliati e annunci vari. Poi in grassetto (ancor più scioccante in color rosso vivo) un volantino “sinistro” che annuncia uno sciopero generale di otto ore.
Sciopero!
In bacheca c’è pure un messaggio della Commissione interna che convoca un’assemblea per decidere in libera scelta se aderire o no allo sciopero. “Sciopero generale!” scritto ancora in quel rosso vivo che un tempo fu invocato e che oggi (finito il suo scopo sociale) fa paura. Fa paura mantenere la propria e sacrosanta dignità di lavoratori? Vediamo tagliati i nostri diritti, raggirate le leggi poste a loro tutela, siamo condizionati da pensieri che non appartengono alla nostra realtà di vita e ci castrano il pensiero più naturale, quello di vivere dignitosamente. La paura è solo quella di perdere il posto di lavoro! Sciopero! Ma i pensieri girano vorticosamente… perdere una giornata di paga… l’Azienda che giudizio avrà di me?… i primi li-cenziati saranno gli scioperanti… E… andare “solo” all’assemblea? Sì, questo sì, almeno ascoltare le motiva-zioni, che ne pensano gli altri. Viene in mente che anni fa le assemblee non erano retribuite, una piccola, grande, conquista dei lavoratori: un appunto per chi “ignora”.
L’assemblea
Giorno dell’assemblea: ore 15:00. Alle 16:00 c’è l’assemblea e non se ne parla in giro… le colleghe tralasciano del tutto l’argomento essendo programmate in un unico pensiero, quasi fossero liceali legate da un patto inscindibile: il matrimonio di una coppia reale! Penso: “Ci sono o ci fanno? Certamente diserteranno l’assemblea e i loro discorsi, pettegolezzi da quattro soldi, non danno una immagine di donne intelligenti…”. Per l’occasione la sala mensa è adibita a locale assembleare e lo stupore si unisce a una rabbia rassegnata: è quasi vuota! Si aspetta un po’ decurtando 15 minuti a quella preziosa ora conquistata in un’era di battaglie. Un contenitore di pensieri oggi rimasto quasi vuoto.
L’analisi
Lasciamo da parte le ragioni dello sciopero. Analizziamo il comportamento assenteista, condizionato da quelle che non sono libere scelte di pensiero ma induzioni esterne e fobie interne di lavoratori che non sanno nemmeno difendere i diritti conquistati da “antenati guerrieri” e da loro ereditati. Eredità non ricapitalizzata ma sperperata e decaduta come un araldo nobiliare ingiallito. Spiccioli che stanno finendo. E poi? La speranza è che si ricominci, che la storia si ripeta. Una storia condizionata dal denaro che qualcuno ha inventato e messo al di sopra di tutto. Una storia di cambiamenti sociali operati da uomini e donne, fatta soprattutto di dignità umana, questa sì da porre al di sopra di tutto! Allora? Alla prossima assemblea sindacale partecipa motivato! Per conservare la libertà di espressione e la dignità di lavoratore.
Alvaro Norscini