Una storia d’amore

Racconto ai confini della realtà

 

Si svegliò. Si svegliava sempre appena la sognava. E la sognava sempre allo stesso modo: gli veniva incontro sorridente e lo salutava con il braccio alzato. Dopo per tutta la notte non faceva altro che pensare a lei. Che storia assurda! Tutto era cominciato 3 mesi prima. L’aveva incontrata la prima volta a Sirolo, mentre usciva dal ristorante dove era stato a cena con i suoi amici. Lei invece stava entrando. Anche lei con i suoi amici. Era bellissima. Marco non riusciva a staccare gli occhi dal suo volto, dalla sua figura. In lei c’era tutto quello che amava, tutto quello che aveva sempre cercato. Anche lei lo guardò. E si girò perfino due volte per guardarlo. Il giorno dopo Marco ritornò in quel locale e chiese di lei. Era una cliente abituale? insomma, la conoscevano? No, non si era mai vista, né lei né i suoi amici. Quindi irrintracciabile. Luglio. Sabato sera. Marco stava a Numana con i soliti amici, in discoteca. Ed ecco, quasi di colpo una grande stanchezza. Andò a sedersi. Credeva passasse. Invece no. Anzi, era sempre più stanco. Decise di ritornare a casa. Salutò gli amici e partì. Un paio di chilometri dopo Marcelli vide una Punto bianca con il cofano alzato, parcheggiata a lato della strada. Aveva deciso di non fermarsi ma, d’improvviso, da sotto il cofano era comparsa lei, sorridente, il braccio alzato a chiedere un passaggio o un aiuto. Che fortuna!, pensò fermandosi di colpo. Pure lei lo riconobbe all’istante. Si chiamava Ilaria. Era di Fermo. Marco dapprima armeggiò un po’ su quel motore che per il solo fatto di essersi fermato avrebbe abbracciato e baciato. E dopo (a dir la verità quasi subito) sentenziò che non c’era niente da fare, che l’avrebbe accompagnata lui a casa, che avrebbe pensato lui a tutto. Parole che Ilaria accolse con molta simpatia e alquanta ironia. Da Marcelli a Porto Recanati già si erano raccontati tutto della loro vita. Non facevano altro che parlare. A Porto Recanati si fermarono sulla piazza. Si sedettero in uno dei tavolinetti della gelateria piena di gente e presero il gelato. Si raccontavano anche le cose più banali. Dopo andarono in discoteca. In Marco la stanchezza era sparita. Quando uscirono fu lei a confessare per prima il suo amore. Dal giorno che l’aveva visto non aveva fatto altro che pensare a lui. Confessando anche il terrore che l’aveva presa al solo pensiero di non poterlo più rivedere. Si baciarono, e, baciandosi, raggiunsero la spiaggia… Erano felici. All’alba, la accompagnò a casa. Abitava in un villino bianco alle porte di Fermo. Lei scese. Aprì il cancelletto e, prima di entrare, sulla soglia, lo salutò di nuovo, la mano alzata, e quel sorriso. Alle 3 del pomeriggio, Marco, come promesso, suonò alla porta di Ilaria. Sarebbero andati insieme a portare la Punto da un meccanico amico di Marco già avvisato. Aprì una signora sui 45 anni, il viso molto triste e vagamente somigliante a Ilaria. Si presentò. Le disse della Punto che si era fermata. E di aver lui accompagnato Ilaria a casa, eccetera eccetera. Man mano che Marco parlava il viso della donna divenne pallido. Stravolto. Infine disse: “Mia figlia è morta. Una settimana fa, insieme con il padre che l’accompagnava, con quella Punto bianca che lei dice, alle porte di Roma. Un incidente”. E Marco: “La prego di perdonarmi ma stiamo senza dubbio riferendoci a persone diverse. Io sto parlando di Ilaria Ilari, ventuno anni, iscritta a Sociologia alla Sapienza di Roma. Mi scusi di nuovo, ma deve esserci un’altra villetta con un altro cancelletto rosa qua vicino”. “Quel cancelletto così Ilaria lo volle che era ancora bambina”. No. Non era possibile. Ci doveva essere senza dubbio un errore. Aveva bisogno di una conferma. “Signora, vorrei andarla a trovare, è qui nel cimitero di Fermo?” “Sì”. La madre capì. E gli indicò pure in quale punto si trovasse la cappellina di famiglia. Quando Marco vide la tomba e, sul marmo, la foto di Ilaria non ebbe più nessun dubbio. Prima di ritornare a casa, a Macerata, Marco volle andare a Marcelli per constatare che fine avesse fatto la Punto. Niente. Non c’era più. Dissolta. E adesso la pensava spesso. E la sognava, ogni notte.

Adriano Accorsi

 

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