Lo spazio onirico dei maceratesi

Sogni ricorrenti

 

Ciascuno di noi ha un sogno ricorrente, che la psicologa del Marzullo notturno e televisivo non ha ancora interpretato. Tra essi, alcuni appartengono alla sfera positiva e sono le proiezioni di ciò che desideriamo; altri concernono quel campo che svela le nostre ansie e timori più nascosti, che si palesano a noi attraverso incubi veri e propri. Il brutto sogno si manifesta spesso tramite un’immagine frequente, che concretamente non ha nulla a che vedere con la realtà, per lo meno del presente, ma ha a che fare con il nostro subconscio e con il modo che ognuno di noi ha di rielaborare inconsapevolmente una delusione, un dolore o anche una tensione emotiva immotivata relativa a un evento futuro da affrontare. Si potrebbe presentare nel nostro immaginario una situazione assurda e surreale o concretamente vissuta in passato, ma in modo traumatico. Abbiamo improntato la nostra analisi all’aspetto sociologico per chiarire come la trasposizione onirica sia anche il riflesso di come si viva nell’ambiente quotidiano e nella propria società, partendo da un approfondimento che segua un procedimento causa-effetto, cioè dalla psiche umana ai comportamenti sociali e non dai comporta-menti esteriori, da noi già affrontati per un’analisi del tessuto cittadino. Qual è l’incubo ricorrente, in linea di massima, del cittadino maceratese? Quale il sogno abituale più gratificante? Lo abbiamo chiesto a un campione di popolazione, tramite un mini-sondaggio trasversale e onnicomprensivo di differenze di età, sesso e classe sociale. Non è nostro compito riportare un’analisi statistica dettagliata né presuntuosamente psicanalizzare la popolazione maceratese. Proviamo solo a collegare l’aspetto umano più intimo con quello socio-comportamentale e politico di noi cittadini maceratesi, senza supponenze e con un pizzico di curiosità e divertimento, che ci svelerà quante cose hanno in comune gli esseri umani e, soprattutto, quanti vivono nel medesimo contesto socio-culturale. In questo nostro viaggio nell’onirico scopriamo che nella fascia degli individui (soprattutto di sesso femminile) dai 20 ai 40 anni, l’incubo più ricorrente sia quello di tornare a scuola per superare di nuovo l’esame di maturità o fare delle figuracce imperdonabili in pubblico. Per i maschi, c’è da fare una distinzione più dettagliata: quelli più giovani, dai 20 ai 30 anni: temono una perdita della forza fisica conse-guente a un grave incidente o l’impossibilità di darsela a gambe per mancanza di elasticità muscolare. I più maturi, fino ai 40: sognano eventi drammatici, come l’allagamento della propria casa. L’acqua come pericolo e altri catastrofismi sono incubi ricorrenti anche per soggetti sia di sesso maschile che femminile che hanno dai 45 ai 65 anni. Questi ultimi elaborano visioni funeree per sé e per i propri cari, immaginando: di finire sotto un treno (uomini sopra i 60), la caduta di denti e la precoce canizie (donne sopra i 50) che più che un evento catastrofico oseremo interpretare come la paura di invecchiare e, conseguentemente, di morire. Il sogno più bello per le donne giovani è trovare l’amore, volare, mentre per le più mature è vedere realizzati i propri figli. Per gli uomini le cose cambiano: raggiungere una posizione economica agiata è il sogno dei più giovani, vivere di rendita dopo anni di duro lavoro è ciò che desiderano i più maturi. Dai 60 in su si spera di poter scappare su una vetta altissima o su un’isola deserta con una bella e giovane donna. Quest’analisi fatta in superficie, l’unica che siamo in grado di permetterci, fa emergere che, con il passare degli anni, le donne mantengono intatto l’altruismo di cui madre natura le ha dotate, visto che pensano al futuro della prole a cui hanno dedicato una vita. Gli uomini, invece, immaginano un’ultima e tardiva fuga dalle responsabilità, avendo come fine ultimo l’abbraccio con la donna, che idealizzano in modo più infantile e primitivo rispetto al gentil sesso. Per quanto concerne gli incubi, ci verrebbe da ironizzare sul fatto che, dai piccoli sondaggi vengano fuori paure di allagamenti, di mala istruzione, di inaffidabilità dei mezzi di trasporto pubblico che mettono a repentaglio le nostre vite, della morte: sarà psicologia spicciola, ma non è che il maceratese abbia l’incubo dei disagi nei trasporti, della situazione idrica cittadina, della mala sanità pubblica concessa anche a prezzi elevati, delle falle nel sistema scolastico? E che nello stesso tempo tali paure profonde siano la speranza che tutto ciò funzioni sempre meglio nella propria città per il bene della propria famiglia e per l’interesse della città tutta? Non siamo qui a dare un significato all’interpretazione di sogni premonitori, ma a giocare su quelle piccole relazioni tra sogni e costumi dei cittadini maceratesi. In ogni caso, se l’argomento vi sembrerà scarno e troppo superficiale o, peggio, supponente, giocatevi i numeri sopra menzionati e… buona fortuna!

Raffaella D’Adderio

 

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