La Maschera delle Ombre – Stravagario filosofico in versi e prosa

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Stravagario in versi e prosa che dà l’idea di una agendina per gli appunti di viaggio. Si costruisce la propria vita negli usi e costumi del luogo e delle persone che ci stanno intorno, si prendono decisioni che sono un compromesso tra cosa si vorrebbe realizzare e cosa gli altri si aspettano da noi, convinti che non ci sia una alternativa, una scappatoia.

 

Un giorno un viandante, / che aveva intrapreso… / con altri compagni trovati per strada, / un largo sentiero da altri imbastito, / raggiunse un bivio da cui si dirada / un viottolo impervio, da tutti bandito.

 

Poi un giorno la routine si spezza, una malattia, una perdita, e la “botta” ci obbliga a fare uno stop, a perdere le abitudini, ci spinge a pensare. Si riconsidera tutta l’esistenza fino a quel momento, e come per incanto diventa facile separarsi da persone, luoghi e oggetti, fare progetti audaci, dare valore a cose che prima dovevamo ritenere stupide, superflue… d’ora in poi il superfluo saranno i condizionamenti. Meno salute e meno soldi, però ci sarà più tempo, per guardarsi intorno, per interessi nuovi – nuovi? O latenti? O soffocati? – per persone nuove che arrivano nei propri giorni non si sa come e da dove. Un nuovo spirito di osservazione, una poesia che trapela da tutto e travolge, che toglie il fiato e fa pensare che dopo tutto, il tempo che scorre inesorabile serve all’esperienza, a farci pensare: sarò più vecchio, con la morte che ogni tanto fa vede re la sua ombra, ma non tornerei indietro.

 

La vita è soltanto questo momento, / subito dopo…un altro ancora, / perché ogni singolo prossimo evento, / di quell’immediato futuro che esplora, / sia nella gioia, sia nel tormento, / fuggendo appartiene… all’oscura signora.

 

Ogni cosa ha un prezzo e per la consapevolezza serve esperienza e pure le batoste che scuotono la nostra coscienza. E ti accorgi che le opere letterarie già lette e apprezzate, assumono un significato nuovo, più profondo, e l’autore di questo libro le riporta in calce a ogni sua poesia o prosa, a sottolineare come le emozioni tra persone lontane nel tempo e nello spazio e nel modo di scrivere, possono incontrarsi più in profondità nel vivere la stessa esperienza. E così accade che se il corpo è traditore, la mente non può invecchiare, come presa da un demone.

 

Un demone assurdo lo prese in quel lazzo / Di cui mai nessuno aveva sentito. / Stupiti gli dissero: “Ma voi siete pazzo?” / Alché si girò e mostrando baldanza, / rispose irritato. “È vero son pazzo! / Di quella follia che nutre speranza / e accende la vita riempiendo i suoi giorni, / con quella materia ch’è fatua sostanza / di cui sono fatti i nostri unicorni”. / È lì che riparte il nostro cammino: / da quella promessa s’accende l’atto / e dopo ogni bivio riprendono i sogni, / per non adagiarsi nel proprio destino, / legato da sempre al biologico fatto / di un organismo votato al declino.

 

Uno stile garbato ha Maurizio nel descrivere i suoi pensieri, anche nel parlare di sesso, che altro non è che un momento di comunione tra la propria mente, il proprio corpo, indivise da quelle della compagna. Una sensualità che in piccola misura ritrova in un buon risveglio mattutino, in una piacevole passeggiata in riva al mare, in un aperitivo al bar… quindi priva di malizia e di peccato:

 

 

Cammino per la strada, il sesso nella testa. / Cresciuti da sempre col senso di colpa… / e della vergogna, in tutti quei miti / di un ostico credo, che poi ci molesta, / frustrando il piacere con regole e gogna.

 

 

Non c’è mai rabbia nelle parole di Maurizio, ma semplice constatazione che l’anima è in trappola nel corpo terreno, forse è proprio lei il suo demone, che reclama attenzione, che spinge al distacco dalle cose terrene per farsi sentire, una voce senza suono che diventa poesia. 

Simonetta Borgiani

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