La storia vera di Banca delle Marche – XIX puntata

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Appena nata la nuova banca si inizia subito, o quasi, a parlare di una nuova sede, che viene determinata in Ancona, perché equidistante tra Macerata e Pesaro, ma soprattutto perché capoluogo regionale e sede di quella cassa di risparmio, il cui assorbimento, se realizzato, avrebbe determinato la nostra storia in ben altro modo! Si parla di costruire una nuova sede all’ingesso autostradale di Ancona sud, vicino al casello ai piani della Baraccola, utile per chi viaggia in auto, ma difficilmente raggiungibile con i mezzi pubblici; nel frattempo si allestiscono uffici della direzione generale nel palazzo già sede del Mediocredito delle Marche. Ci vorranno alcuni mesi e nel frattempo ognuno rimane al proprio posto, mentre le riunioni del consiglio di amministrazione si svolgono alternativamente a Macerata e a Pesaro. Con i colleghi, ci rechiamo quindi spesso a Pesaro per organizzare le riunioni e predisporre gli atti del consiglio, anche se in riunione ora va il nuovo capo servizio, che immediatamente impone l’abolizione della dizione “segretario generale”, che forse sa troppo di ente pubblico, sostituita dalla più anonima “capo servizio segreteria generale”. Mentre si defini-scono gli organici e gli uffici sono ancora separati, in parte a Macerata e in parte a Pesaro, si definisce anche la destinazione degli addetti del servizio segreteria (ma ogni settore aziendale farà la stessa cosa): i commessi, gli addetti all’archivio, alla spedizione, al centralino telefonico restano tutti a Macerata; il mio vice, Giorgio Salvucci, passa alla  fondazione mentre altri possano ad altri settori.

 

In Ancona, nella nuova direzione generale

In tre, con Gianna Santucci e Adelaide Mochi, andremo in Ancona, per cui il 29 gennaio 1995, a un’ora antelucana e con un buio pesto, ci ritroviamo sotto una pioggerellina insistente alla rotonda dei giardini Diaz per prendere l’autobus per Ancona che parte alle 7:00 per arrivare alle 8:30 a piazza Roma. La segreteria è il primo ufficio a trasferirsi in Ancona e noi maceratesi arriviamo un paio di giorni prima anche dei colleghi pesaresi; l’ufficio è all’ultimo piano, in una stanza dove arriva anche l’ascensore (forse all’origine era un’anticamera!), mentre io mi sistemo in un ufficetto lungo il corridoio di accesso, con i miei computer e le mie stampanti, necessarie alla gestione delle chiavi interbancarie SWIFT che per il momento rimangono tra i miei compiti. Dopo qualche giorno arrivano gli altri componenti dell’ufficio, insieme con il capo servizio e i problemi di convivenza si fanno subito sentire: anni dopo un amico pesarese mi racconterà che in loro c’era la convinzione di venire in Ancona a “lottare” per difendersi dai maceratesi animati dai peggiori propositi; convinzione rafforzata dal trovarci già sistemati in quelle che ritenevano le migliori postazioni di lavoro. Una delle prime mattine, andando nella stanza comune, trovai solo Adelaide e Gianna e alla mia richiesta di spiegazioni mi dissero che tutti gli altri erano al bar, come loro abitudine! Che differenza con CARIMA, dove era impossibile non solo uscire, ma anche recarsi al bar interno durante l’orario di lavoro! Dopo qualche giorno, anche i maceratesi si adeguano ed escono insieme con gli altri, mentre a pranzo, consumato in uno dei numerosi locali della zona, si ricostituiscono i gruppi “etnici”, che raramente frequentano gli stessi posti.

29 maggio 2017

 

 

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