Issu sparàgna, sparàgna ma quanno mòre… li quatrì’ no’ lu ‘ccombàgna!

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“Issu sparàgna, sparàgna ma quanno mòre… li quatrì’ no’ lu ‘ccombàgna!” che, tradotto, vuol dire: “Lui risparmia, risparmia ma quando morirà i soldi non lo accompagneranno, non se li potrà portare dietro”. Questo è un detto che non ha bisogno di spiegazioni, anche se mi piace raccontare un fatto che mio padre e i suoi coetanei (lui era del 1908) citavano come realmente accaduto. Narravano di un personaggio che fece un tentativo, proprio perché era tanto “attaccato” ai suoi averi, di portarsi denaro nell’aldilà, dopo la morte.

Il testamento

Costui era un grosso proprietario terriero, padre di quattro figli maschi, che aveva passato l’intera vita ad accumulare capitali, terreni e soldi. Giunto al momento del trapasso ancora in sentimenti, pensò bene di partire con un buon “viatico” e scrisse nel testamento, da aprire rigorosamente prima della chiusura definitiva della cassa con le sue spoglie mortali, che ogni figlio, per avere diritto al suo quarto di eredità, avrebbe dovuto mettere in una tasca dell’abito indossato dal genitore morto cinque milioni. Una cifra pari a 150 mila euro odierni e, comunque, pari a circa un decimo di ogni quota ereditaria.

La furbata del fratello minore

I primi tre fratelli misero nella tasca l’importo della cifra in contanti, il quarto (il più piccolo) compilò un assegno da venti milioni, lo infilò nel taschino del vestito del padre defunto, prese i quindici milioni come resto e lasciò i fratelli con un palmo di naso. Dopo il funerale successe il finimondo e quelli che si erano sentiti imbrogliati ricorsero alla giustizia. Ebbene, ad anni di distanza il Tribunale diede ragione al minore dei fratelli il quale, avendo dimostrato che l’assegno era coperto, quindi incassabile in ogni momento, non potette essere condannato. Così facendo lui aveva bloccato i venti milioni per la copertura dell’assegno ma, ad ogni fine di anno, beneficiava degli interessi.

Le cerque non fa’ le melarange

Degno figlio di cotanto padre! Questo raccontino insegna che non solo è vero il detto iniziale relativamente ai soldi che sono solo un bene terreno, ma sottintende anche un altro adagio il quale racconta: “Le cerque non fa’ le melarange!” e cioè che i figli, spesso, sono la logica conseguenza dei padri.

26 aprile 2017

 

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