Una finestra su una vita a dimensione umana

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“Una finestra su una vita a dimensione umana”, sono 147 pagine scritte da Domenico Bernetti, oggi pensionato ma già Comandante dei Reparti territoriali dell’Arma dei Carabinieri. L’espressione formale del volumetto è quella tipica che i Carabinieri usano nei loro rapporti: precisa e dettagliatissima fin nei minimi particolari, nella narrazione nulla è tralasciato, a rischio di cadere nella ripetitività. È una forma mentis radicata nel tempo che, se appesantirà la lettura, non darà adito a errate interpretazioni a tutto vantaggio del realismo letterario. Domenico è un uomo di sani principi morali, principi che lo aiutano a distinguere tra i comportamenti umani, ad analizzarli per riflettere e per esprimere quelli che non sono giudizi gratuiti ma precisi rapporti di causa-effetto visibili  sia   nei  singoli  quanto nelle relazioni interpersonali. Il libro è composto da tutta una serie di brevi racconti, tratti dalle personali esperienze vissute dall’autore in ambito lavorativo, che toccano i più vari argomenti, dalle relazioni di coppia alle ispezioni cadaveriche (spesso angoscianti e affatto facili da dimenticare, tanto da lasciare il segno per tutta la vita), da vicende di corruzione a perquisizioni dai risultati inaspettati al limite dell’erotico. L’umanità è varia e un Comandante della Benemerita, nella sua carriera, ne vede davvero molta! Eccone alcuni esempi.

Un primario ingordo

“…una donna di una certa età, avendo fatto una brutta caduta, doveva essere operata a un polso per frattura scomposta; venne portata in sala operatoria; l’operatore, invece di prendere in considerazione il polso, la incise al bacino,  come se avesse  dovuto fare la sostituzione della testa del femore. Quando l’assistente si accorse dell’errore informò il primario che dirigeva la sala operatoria quella mattina; la risposta fu: Taglia, taglia, che vuoi perdere otto milioni di premio? Così a quella donna appena settantenne, in quella occasione, venne applicata una protesi in sostituzione della testa del femore e successivamente dovette rientrare in sala operatoria per sistemare la frattura del polso. Infatti, si scoprì che, in quell’epoca, per ogni intervento chirurgico la direzione dell’ospedale dava un premio ai medici che eseguivano interventi di varia natura, ma un’altra bustarella veniva corrisposta anche dalla casa produttrice della protesi, il cui ammontare si aggirava intorno a quella cifra. Il primario non ricordò la fine del processo poiché un tumore se lo portò  via  prima  della  fine  del processo stesso”. Non tutti i medici sono così e Domenico racconta di una ragazza giunta all’ospedale e data per spacciata. Solo un dottore l’accolse nel suo reparto e dopo averla sistemata in una stanza riservata si era messo al suo fianco, tenendola per mano, assistendola per tutta lo notte come fosse stata sua figlia, fino a quando non la vide stabilizzata. Storia diversa è quella del camionista che andava a caricare con un autotreno munito di cisterna del mosto di vino… speciale e lo doveva consegnare a un’azienda romagnola. Tutto bene fino a che non fu fermato da una pattuglia che lo avvisò che stava perdendo acqua dai rubinetti della cisterna. Acqua? Controllò ed era proprio acqua quella che stava trasportando ma… miracolo! strada facendo l’acqua si tramutava in vino! Tante storie diverse fra loro, tutte avvenute in un tempo non troppo lontano, come avverte il sottotitolo del libro.

Fernando Pallocchini      

31 marzo 2017                      

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