Il Carnevale a Macerata nei secoli

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Il Carnevale a Macerata era così desiderato che una rima popolare diceva: “Carnevale, bòn combagno, pòzzi vinì tre vòrde ll’anno!” Era un periodo di innamoramenti, di feste mascherate, anche danzanti e portava con sé gl’immancabili dolci della tradizione: scroccafusi, frittelle, sfrappe, castagnole e cicerchiate. Addirittura fine ‘800 e primi del ‘900 esistevano apposite società che organizzavano il Carnevale come “la Compagnia dei begli umori” (1869), la “Società carnevalesca Achille Boldrini”, il “Piccolo carnevale”, la “Società dei 45”, la “Società della foglia verde”, la “Pro carnevale”, la “Società borghigiana”, la “Unione e concordia”, la “Cavour” e la “Cittadina”.

 

Il lancio di arance e di uccelli

Tanti secoli fa, quando la festa del patrono San Giuliano si celebrava il 13 gennaio, cioè nel periodo carnevalesco, proprio in occasione della processione la gioventù osava commettere cose disoneste (sic!). Che facevano nel 1553 di così grave e… disonesto? Ebbene, contravvenivano alla legge. Legge che vietava, pena una forte multa, a ogni donna, di qualunque dignità, di stare alla finestra, specialmente in quelle case sotto le quali passava la processione e questo divieto valeva sia per la vigilia che per la festa del santo. La stessa legge proibiva agli uomini il lancio di arance e di… uccelli alle finestre o alle porte delle donne a loro care anche se queste non fossero state presenti. Perché arance e uccelli? L’arancio, o altro pomo, lanciato alla finestra della donna durante la processione equivaleva a una dichiarazione d’amore e molte erano le arance che turbavano i sonni dei mariti! Invece gli uccelli, meglio se variopinti quali pappagalli o pavoni, erano il dono degli amanti alle loro belle. In questo caso la proibizione tendeva a limitare una spesa su beni di lusso in quanto contribuiva a dilapidare i patrimoni.

 

La processione dei moccoletti

Nell’800 si svolgeva a Macerata la “Corsa dei Barberi” lungo lo stradone di Porta Romana (l’attuale Corso Cavour) ed era tradizione partecipare all’estrazione della tombola che avveniva nello Sferisterio, come era tradizionale il “mortorio” del Carnevale del martedì grasso con la processione dei “moccoletti”. Questa era movimentatissima! Ogni cittadino doveva accompagnare la “salma” del defunto Carnevale tenendo in mano una candela accesa, nel contempo doveva cercare di spegnere le candele portate da altri, difendendo comunque la sua. A fine processione gli abiti di tutti erano pieni di scolature di cera, perfino bruciacchiati, in special modo gl’indumenti delle signore che erano ornati di trine e di nastri.

Nel 1871 il signor “Carnevale” emise un editto in cui raccomandava ai cittadini: “Dimenticate rancori ed odii per avere un sol pensiero: l’allegria! Da ciò dipende la prosperità del nostro Governo. Viva io!” Così per tutto l’800 il carnevale continuò ad allietare le persone, fino a che la grande guerra non interruppe la tradizione.

24 febbraio 2017

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