Sottopasso di piazza Garibaldi: sintomo di una nazione allo sbando

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Erano molto ambite, fino a pochi anni fa, le vetrine del sottopassaggio di piazza Garibaldi, quando le persone transitavano numerose in questa “galleria”, per andare in centro e per ritornare a casa. I negozianti maceratesi e le aziende del circondario facevano a gara per affittarne una ed esporci così i propri prodotti. Chi passava di lì non poteva fare a meno di gettare uno sguardo agli allestimenti e di soffermarsi a guardare gli oggetti che avevano attirato la loro attenzione.

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Oggi tutto è cambiato. Sono bastati pochi anni di una crisi (generata dalla mala politica portata avanti da mezze tacche furbette: non ci sono scuse, è così!) per rendere vuote la maggior parte di queste vetrine. Il Comune ha reso più vivibile il sottopasso con un nuovo look pittorico, con un unico grande neo: il mancato abbattimento delle barriere architettoniche rappresentate da ben sei scalinate. Ma anche questa ripulitura non è servita. I maceratesi, per la gran parte, dispongono di meno denaro da spendere, escono da casa meno volentieri, molti usano l’auto per recarsi nei centri commerciali sorti come funghi, troppi (grazie a una legge regionale del cavolo) e frequentano sempre meno il centro storico (anche se, ultimamente, gli Amministratori stanno cercando di rianimarlo: musei, orologio, teatro, animazioni, attività mangerecce varie). Risultato? Il sottopasso è meno transitato e anche i venditori ambulanti extracomunitari  lo snobbano, al pari dei mendicanti che, prima, mai mancavano all’appuntamento con le persone pie e pietose. In queste condizioni può servire abbassare i prezzi di affitto? Mah, per riportarci la gente forse servirebbe una soluzione disdicevole per la città di Maria: vetrine a luci rosse.   

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C’è scritto, bilingue, “Non confini” “No frontiers”.

E le scalinate dove le mettiamo?  Per alcuni non sono forse un limite, un confine?

 

02 febbraio 2017

 

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