Nonna e la schiena scoperta

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Vedendo i giovani di oggi come vanno vestiti o, meglio, seminudi, torno a pensare quando, bambino intento ai miei giochi, non badavo a coprirmi bene per non prendere freddo e, soprattutto, non ero attento alla “scoperta” del giro-vita. Nonna, usa a sedere sul gradino della porta di casa, schiena appoggiata tra stipite e legno, intenta a filare o a sferruzzare per fare calzini e maglie, o a rammendare e rattoppare, da quella postazione mai mi perdeva di vista. Appena si accorgeva della mia schiena scoperta iniziava a strillare: “Vànne co’ la schjna scoperta, vànne! Lo vederài dopo, quanno sarrài vecchju che nonté jùa lo piàgne”. A significare che in vecchiaia mi sarebbe toccato di sopportare un dolore sempre più forte alla schiena, inesorabile. Non come lei. Nonna che, comunque, desisteva quando piangevo nel momento in cui usava le maniere forti per mettermi sulla retta via. Era attenta alla salute mia nonna, come tutti in quel tempo, quando si andava dal medico solo in casi estremi. Motivo per cui affermava che bisognava vestirsi bene. Il suo “vestir bene” non significava essere alla moda, con abiti eleganti e firmati, ma vestire coperti per ripararsi dal freddo o svestirsi per il caldo senza mai sfiorare l’indecenza, obiettivo che la donna poteva raggiungere indossando una gonna che, almeno, le arrivasse a metà gamba e con la camicia ben allacciata, sia nel colletto che nei polsini. L’uomo, invece, vestiva sempre con i pantaloni lunghi e con la canottiera ascellare, lunga e tessuta con lana di pecora. Ricordo ancora, con orrore, quelle canottiere e quelle maglie indossate in inverno: per qualche ora mi sembrava di stare immerso nei rovi! Si diceva che quello era il costo della salute, perché niente c’era di meglio della lana per riparare dal  freddo e niente  poteva  asciugare  la  pelle dal sudore meglio della stessa lana. Se fosse vero… cosa mai potrà succedere alla schiena dei giovani di oggi quando saranno vecchi, considerato che vedono la lana solamente indossata dalle pecore? Oggi il senso della decenza quasi non esiste e non può accadere che sull’ombelico si disgiungano canottiera e pantaloni perché… proprio non ci arrivano! Ora la speranza è che siano le “firme” dei capi di abbigliamento ad avere un valore taumaturgico… Vestendo con la casualità del disponibile, con rammendi e rattoppi (ma senza sfrangiature ben nascoste con ago e filo) sarò forse stato un precursore della moda trasgressiva? Certo è che mettevo a dura prova le corde vocali di nonna. E la “griffe”? Non si vedeva ma c’era. Firmata con il sudore delle fatiche delle donne di casa. 

21 gennaio 2017

 

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