La mummia scomparsa

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Wolfgang Hagemann fu un noto studioso del Medioevo, principalmente delle relazioni intercorse fra la dinastia Hohenstaufer e la città di Jesi e alcuni centri del fermano e del maceratese. Già nel 1937 aveva visitato gli archivi storici senza essere controllato. Durante l’occupazione tedesca, a San Claudio, oltre a un contingente di militari tedeschi, una delegazione di alto livello ispezionò la chiesa. Non sappiamo se per ordine di Hagemann o dallo stesso guidata. Cosa cercava e cosa ha portato via? Mistero. Mistero che aveva eccitato la curiosità del giovane parroco don Benedetto Nocelli da indurlo a domandare nei primi anni ‘60, agli anziani notizie sulla famosa mummia e su altri fatti strani avvenuti durante l’occupazione tedesca. Mistero che tenteremo di chiarire. Lino Martinelli (1923) ricorda che, durante le incursioni aeree delle forze alleate sulla tratta ferroviaria Civitanova-Tolentino, la gente di San Claudio trovava sicuro rifugio nella chiesa, con la certezza che non sarebbe stata colpita. Di quel periodo turbolento e tragico, le fonti bibliografiche e documentali, le testimonianze, sebbene lacunose e talvolta contraddittorie, permettono di proporre con attendibilità gli avvenimenti e di avanzare ipotesi interpretative. Abbiamo tratto informazioni dal manoscritto inedito Vita vissuta del dott. Costantino Lanzi, primo sindaco di Corridonia dopo la Liberazione, da L’ultima guerra in val di Chienti (1940-1946) di Aldo Chiavari, da Guerra ai nazisti il racconto di un patriota chiamato “Verdi” di Mario Fattorini, dai documenti del Cln comunale, da varie testimonianze, le più significative quelle di don Benedetto Nocelli, parroco di San Claudio dal 1962 al 2011, di Claudio Principi e dei nipoti di don Giovanni Michetti, pievano e parroco di San Claudio dal 1923 al 1956. A supporto della nostra ipotesi, proponiamo qui soltanto le uccisioni di soldati tedeschi, tralasciando altri avvenimenti. Il ten. Mario Taglioni (1918) era il capo partigiano di Corridonia, Mogliano e Petriolo. Dopo l’inutile assassinio del fascista Goliardo Compagnucci per mano di Guglielmo Palombari (rappresaglia della milizia fascista evi-tata per l’intervento del segretario del fascio locale), le azioni d’attacco dei partigiani si concentrano nel giugno 1944, quando è imminente l’arrivo dell’armata polacca. Assaltano a  Cigliano una colonna tedesca. Tre soldati uccisi. Mario Taglioni da solo uccide nel campo d’aviazione di Sarrocciano una sentinella tedesca, asporta parti di una mitragliatrice e taglia i fili della linea telefonica. Guglielmo Palombari (Gugliè de Panara) accoppa a casa Spalletti, con un colpo alla nuca, un tedesco intento a suonare il pianoforte. Carica il corpo su una carriola e lo fa sparire. Un altro tedesco è ucciso il 19 giugno sotto il ponte di Chienti. La sentinella di guardia al comando tedesco installato nella scuola di S.Claudio, sita lungo la nazionale e vicino al mulino Franceschetti, di notte è uccisa da due sedicenti partigiani di Corridonia. Su questo delitto non esiste documentazione. Ne siamo venuti a conoscenza per la testimonianza dei fratelli Foresi, allora poco più che ragazzi. Per queste morti non ci sono rappresaglie da parte dei tedeschi! Per l’uccisione della sentinella della scuola, il comando tedesco, avendo ottenuto prove certe della non colpevolezza degli abitanti della zona, si astenne. Più complessa la questione relativa alla uccisione della sentinella di Sarrocciano. La rappresaglia fu evitata per i buoni rapporti tra la popolazione della contrada e i soldati che capirono come l’attacco notturno era da attribuirsi a elementi partigiani. Gli agricoltori della tenuta di Sarrocciano ricordano e sottolineano  infatti la forma di pacifica convivenza tra le loro famiglie i reparti germanici costituiti in maggioranza da elementi di religione cattolica… Si registra un’altra uccisione di un soldato tedesco sempre in giugno. Claudio Principi (ci riferì di sapere il nome dell’autore del delitto, che mai però avrebbe rivelato manco sotto tortura), don Benedetto Nocelli, i nipoti di don Giovanni Michetti hanno detto che il sacerdote evitò una rappresaglia perché convinse il comandante tedesco a rispettare il quinto comandamento non uccidere. Non è possibile con esattezza accertare se questo sia un nuovo delitto o faccia riferimento agli altri. Certamente, così come riferita da più testimoni, appare verosimile la motivazione di carattere religioso. Tuttavia il notevole interesse di Hagemann e delle gerarchie tedesche per l’abbazia di S. Claudio e per le ricerche effettuate negli archivi dei nostri comuni suggeriscono un’ipotesi diversa. Durante i restauri del 1924-1926, sotto l’altare della chiesa si rinvenne la salma mummificata di un guerriero dai capelli biondo rossicci e con a fianco una spada. Don Giovanni Michetti, allora pievano di San Claudio, dà testimonianza scritta del ritrovamento, ma non sa dove sia stata portata. Ed è una grossa bugia. Sapeva benissimo, co-me la gran parte dei parrocchiani, dove era stata deposta. Le testimonianze, poi, concordi di almeno tre giovanotti del tempo, ripetute infinite volte alle persone della zona e giunte fino a noi, hanno indicato il luogo esatto dove trovarla: vicino alla prima colonna a destra della chiesa, indicando perfino il punto preciso. La nostra ipotesi è che don Giovanni Michetti abbia potuto impedire la rappresaglia non perché il comandante tedesco era un fervente cattolico ma perché gli aveva consegnato la mummia. Può sembrare una ipotesi suggestiva, ma non meno credibile di quella fondata sulla magnanimità, ispirata da moti-vi religiosi, del comandante tedesco. Le memorie testimoniali di don Giovanni sono pressoché inesistenti. Quella dettata a don Benedetto negli anni ‘60 fa capire la volontà di negare una verità scomoda. Un altro tragico fatto rende più credibile la nostra ipotesi. Il 22 giugno 1944 a San Claudio (i polacchi era-no entrati il giorno prima a Corridonia) il siciliano Gaetano Paci ex paracadutista è fucilato dai tedeschi. Costui si era sistemato presso la famiglia Re, mezzadri in un terreno di Olivieri di Sarrocciano. Gaetano, detto anche Salvatore, aveva familiarizzato con i tedeschi, che presidiavano l’area del costruendo campo di aviazione. Intercettato da una pattuglia tedesca fu fermato e perquisito: gli furono trovate una bussola militare e l’uniforme da gustatore. Condotto al comando, a S. Claudio, dopo un sommario processo fu condannato alla fucilazione, avvenuta la sera stessa della cattura, poco lontano dalla chiesa, dietro la casa di Martinelli. Riferiscono le testimonianze e le fonti documentali: A nulla era valso il tentativo di evitargli la fucilazione effettuato dal parroco don Giovanni Michetti, bruscamente allontanato dai tedeschi. Il comandante non era più quel fervente cattolico convinto da don Giovanni Michetti a evitare addirittura una rappresaglia? Forse era cambiato a distanza di pochi giorni? Ultima nota: l’Iriae (settembre 2014) effettua un carotaggio interno alla chiesa dove il georadar indicava un vuoto, proprio nel punto dove la mummia era stata deposta. A un metro di profondità la telecamera conferma la presenza di una camera rettangolare con volta a botte riempita di ossa umane. Non si è riusciti, però, a distinguere altro. Quindi la mummia non c’è. Ma lì era stata posta nel 1925. Non siamo depositari di alcuna verità ma le tesi del prof. Giovanni Carnevale e di altri studiosi, che dell’Alto medioevo ripropongono una storia assai diversa da quella tradizionale, le ricerche dei tedeschi, prima durante e dopo il secondo conflitto mondiale, per scoprire nella nostra terra le gloriose origini della loro nazione, impongono una seria riflessione.   

 Piero Giustozzi

20 gennaio 2017

 

 

 

 

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