Visitare la Giordania? Si può!

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Ghassan Shalaldeh è una guida specializzata di Amman conosciuta durante il mio viaggio del maggio 2016, ci racconta della preparazione, del lavoro e quali sono le attuali problematiche delle guide in quel Paese. Per diventare guida ha frequentato l’Amman College, un istituto alberghiero turistico, il corso dura 14 mesi. All’inizio c’è un colloquio di ammissione di fronte a una commissione del Ministero del Turismo. L’accesso è riservato a chi possiede un diploma di laurea breve e la conoscenza di una lingua straniera per la quale è previsto un esame a cu-ra dello stesso Ministero, bisogna riportare una votazione superiore al 75% e non bisogna avere pendenze penali. Ecco alcune delle circa venti materie: storia della Giordania, cultura mediterranea, geografia, archeologia, geologia, geopolitica, etiquette e gesti basilari per comprendere i bisogni dei sordomuti. Si compiono visite ai vari siti archeologici con i docenti dell’Università. Al termine bisogna superare un esame orale e scritto, se non si è promos-si occorrerà rifrequentare il corso. Ottenuta la “patente”, si può lavorare come free lance, liberi professionisti. Per costruirsi una credibilità con le agenzie locali che lavorano con i tour operator italiani bisogna essere in gamba, perderla è facile. La parte previdenziale, contributiva e assicurativa è a carico della singola guida; la licenza si rinnova ogni anno. In Giordania ci sono complessivamen-te circa 1.350 guide di cui 84 di lingua italiana.

Che cosa sta succedendo attualmente nel suo settore?

“Da quattro anni a questa parte, con l’inizio della guerra civile in Siria, giungono in Giordania pochi turisti, con la conseguenza che solo il 20% delle guide lavora. Il Ministero cerca di tranquillizzare, tramite i suoi canali, che la Giordania è sicura. Prima della crisi il turismo rappresen-tava il 14% delle entrate statali”.

Le guide sono le prime ad avvertire le conseguenze economiche del ridotto afflusso di turisti, ma anche la gente comune ritiene che i veri nemici siano gli integralisti. Per scendere nei dettagli, un “autentico” fedele del Profeta ritiene che gli ospiti siano sacri, non colpisce vittime civili innocenti quali anziani donne e bambini, ed è tenuto a rispettare l’ambiente, gli animali e anche gli alberi. In caso di bisogno tutti cercano di aiutare il viaggiatore: l’ospitalità è sacra. Il turista una volta entrato regolarmente nello Stato non è assillato dai continui controlli del passaporto da parte della polizia, restando entro i confini giordani si può girare senza portarlo appresso, al contrario di quanto ho letto nella guida cartacea Lonely Planet 2015. Ghassan ci tiene a evidenziare che girando in Giordania, sia in città che fuori, non ci sono assillanti posti di blocco stradali né estenuanti controlli da parte dell’esercito né della polizia, che si limita alle proprie funzioni e auspica che gli italiani non abbiano timore a visitare quest’antica terra ricca di storia anche biblica, con diversi siti archeologici di vasto interesse e parchi e riserve naturali ben curati dal RSCN (Royal Society for the Conservation of Nature) una organizzazione indipendente. Nel paese vi sono oltre nove luoghi citati nella Bibbia, meta di pellegrinaggi. La Giordania non è un paese ricco di petrolio e gas, ha poche miniere, giusto il fosfato da Tafila nel deserto sud e il potassio dal mar Morto. Anche l’acqua è un problema molto sentito. Bisogna dire che per un paese piccolo con scarse risorse, anche idriche, aver destinato 10 aree verdi a parchi e riserve è un merito degno di nota. Se non fossero state create a suo tempo, privati o aziende senza scrupolo né rispetto avrebbero potuto prosciugare corsi d’acqua e pozzi, disboscare per fare legna, scavare per estrarre pietra, ghiaia e materiali vari e la caccia indiscriminata avrebbe distrutto la fauna. Al turista non sarebbe rimasto quasi nulla da vedere, perché molte aree archeologiche poste vicino ai centri abitati avrebbero fatto gola ad affaristi edili senza scrupoli. Area di passaggio tra l’Africa, l’Asia e l’Europa, numerose, anche se alcune minori, sono state le civiltà che vi hanno vissuto e sono scomparse, lasciando significative testimonianze. Per quanto riguarda gli scavi archeologici ricordo lo svizzero Johann Ludwig Burckhardt (1784 – 1817) per la scoperta di Petra, il tedesco Ulrich Jasper Seetzen (1767 – 1811) per Jerash (Gerasa), il francescano padre Michele Piccirillo (1944- 2008), archeologo e biblista italiano, vissuto quasi 30 anni nel monastero di Monte Nebo. Quel frate minore ha scavato a Madaba e Umm al-Rasās e ha scoperto diverse chiese bizantine crollate nei secoli a causa dei vari terremoti.

22 novembre 2016

 

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