Quel Bock, birbante di un prete, canonico di Aachen

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Nella seconda metà del 1700 si sviluppò un interesse per il passato classico, è nota per esempio la moda nata nel periodo napoleonico di abbigliarsi con biancheria ridotta al minimo, tuniche leggere senza maniche e scollate cinte sotto il seno. La moda dell’antico non influenzò solo il vestire, ma anche il pensare, rivalutando il passato in tutti i suoi aspetti, letterario, artistico, architettonico, e si gettarono così le basi della moderna archeologia. Soprattutto, si scatenò un collezionismo di antichità, dalle opere d’arte agli oggetti di uso comune, il cui utilizzo non era ancora ai fini della ricostruzione storica, ma valutato per l’aspetto estetico, per la fama del soggetto che veniva rappresentato, o per l’importanza di chi lo aveva posseduto.

Se in precedenza le cose passate venivano distrutte ai fini del riuso dei materiali e dei luoghi, il nuovo commercio ai fini collezionistici causò, e causa ancora, lo smembramento, la dispersione e spesso l’esportazione del patrimonio storico-artistico, in poche parole un furto. La mancanza di consapevolezza però, sia degli abitanti che dei custodi dei luoghi di “prelievo” agevolò questo impoverimento di oggetti di valore e di prove storiche: per il beneficio transitorio di qualcuno, un danno perenne per tutta la comunità. C’è anche un altro risvolto, di notevole portata: la “damnatio memoriae”, ossia le cancellazioni politiche. Dal 1700 per un paio di secoli, particolarmente diffusa in Germania fu la ricerca sulla storia e le tradizioni popolari, con il palese scopo di costruire una identità al popolo tedesco, motivando così le spinte all’indipendenza e all’unità nazionale. Anche a costo di inventarsi l’appartenenza a una razza Ariana con trascorsi di gloria, localizzando nei propri territori un passato epico in realtà inesistente o rubato ad altri. A questo proposito si dette molto da fare il barone Heinrich Friedrich Karl von Stein, fondatore dell’MGH. Per far funzionare il tutto, è necessario anche cancellare ove si è rubato.

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Ecco che la moda dell’antico fu anche pretesto per far sparire prove dal luogo di origine e nello stesso tempo trarne profitto, per esempio l’agricoltore che vende al trafficante gli ori trovati arando la tomba picena; il ladro, o il canonico stesso, che butta le reliquie ormai fuori moda e vende  le pregiate sete che le contenevano, o interi reliquiari cesellati in legno dorato coperti di pietre preziose. Tesori ora custoditi da facoltosi privati e dai maggiori musei di tutto il mondo (Roma, Prato, Modena, Torino, Pesaro, Kensington, Cleveland, Riggisberg, Londra, Krefeld, Lione, Bruxelles…).

A Roma, adiacente al Vaticano, c’è il Camposanto Teutonico, il più antico cimitero germanico della città. Sorge in un’area dove la tradizione dice che nel 799 d.c. Carlo Magno fondò una “Schola francorum”, e vi sono sepolti personaggi tedeschi di spicco deceduti nella città eterna. C’è anche una targa commemorativa in bronzo dedicata a tal Franz Johan Joseph Bock, un teologo, archeologo e storico d’arte del 1800, canonico di Aachen, il quale per anni girò per l’Europa ma soprattutto visitò in lungo e in largo l’Italia centro-meridionale a caccia di tessuti antichi, che prelevava dalle tombe di personaggi medievali, con particolare sensibilità per quelle dei re normanni in Sicilia, come riportato in alcuni documenti ritrovati presso l’Archivio Centrale dello Stato di Roma. Lo “studioso con le forbici” (chiamato così perché, a esempio, tagliava a pezzettini gli antichi vestimenti per rivenderli all’industria tessile, a quel tempo a corto d’idee per la produzione, o li proponeva a privati e a musei) sicuramente è passato anche per le Marche, zeppe di sarcofagi nelle chiese e sottoterra, privandoci oggi del rinvenimento di resti mortali, di gioielli e di paramenti intatti che sarebbero stati di grande aiuto a certificare diversamente la nostra storia.

Non è facilissimo trovare notizie su Bock se non in tedesco o inglese: è un eroe solo germanico, poco noto oggi in Italia in quanto simbolo delle colpe di molti suoi “colleghi”, sia italiani che stranieri.

In foto i mantelli più famosi depredati dal Bock

Simonetta Borgiani

21 novembre 2016

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