Il vescovo di Alby e la chiesa di San Pietro

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Secondo diversi autori locali, tra cui l’insigne Bartolazzi, la chiesa di San Pietro di Corridonia (l’allora Montolmo) fu consacrata il 19 novembre 1796 dal vescovo refrattario di Alby, monsignor Francois-Joachim De Pyerre De Bernis, emigrato dalla Francia dopo l’approvazione da parte dell’Assemblea Nazionale della Legge sulla Costituzione Civile del Clero (1790). Nel gennaio del 1791 la Costituente francese impose agli ecclesiastici il giuramento di fedeltà alla Repubblica equiparandoli a semplici funzionari. La stragrande maggioranza rifiutò il giuramento e tutti quelli che non avevano aderito furono chiamati refrattari. Solo otto alti prelati si piegarono alla richiesta. Il vescovo di Alby nasce il 22 maggio 1715 a Saint-Marcel-d’Ardèche e muore a Roma il 3 novembre 1794 sepolto nella chiesa di San Luigi dei Francesi. Era fuggito dalla scristianizzazione della Francia rivoluzionaria nel 1792. Personaggio poliedrico, di notevole cultura, fece parte dell’Académie Francaise e intraprese anche con successo la carriera politica. Voltaire gli affibbiò ironicamente il nomignolo di Babet la bouquetière (fioraia) poiché le sue rime erano piene di citazioni floreali. Il vescovo entrò nei favori di madame de Pompadour l’amante di Luigi XV, e grazie ai suoi auspici (almeno iniziali), fu nominato ambasciatore presso la Repubblica di Venezia. In questo periodo divenne amico del Casanova che nella sua Histoire de ma vie lo descrisse come  un gaudente libertino in contrapposizione al ritratto che lo stesso vescovo fece di se stesso nelle sue Mémoires. Sembra che abbia conteso al veneziano i favori di una bella e giovane monaca di clausura di Murano. Celebri le sue frasi: se aspiro al paradiso per il clima, preferisco invece l’inferno per le frequentazioni. Non si può tralasciare un episodio molto curioso avvenuto durante il suo esilio forzato a Roma. Il De Bernis regalò un costosissimo bidet in argento alla duchessa Giuliana di Santacroce sua amante. La nobildonna, non conoscendo l’uso dell’oggetto, lo considerò un piatto da portata e lo utilizzò per servire un enorme capitone in una cena natalizia con l’imbarazzo dell’alto prelato che le dovette spiegare in privato a cosa servisse il dono. Il Bernis però incominciò a trascurare la Santacroce quando a Roma arriva la cugina, l’affascinante madame de Polignac, di cui si invaghisce senza esserne ricambiato attirando solo le ire della gelosa Giuliana. I dubbi sulla consacrazione della chiesa di San Pietro sono molto semplici: il vescovo di Alby era morto il 3 novembre 1794 e quindi non poteva di certo consacrare la chiesa nel 1796! L’errore penso non sia di certo sfuggito al Bartolazzi che abbia omesso di rimarcarlo per motivi di lustro cittadino. Lo stesso storico aggiunge: e il venerabile Strambi Vescovo di Macerata ne consacrò in seguito l’altare maggiore [1817]. I montolmesi certo non pensavano che il vescovo Strambi (1745-1824) sarebbe divenuto santo (canonizzazione nel 1925) e forse apprezzarono la maggiore fama contemporanea dell’alto prelato francese, tramandando un evento mai avvenuto. A Montolmo il Bernis era ospite di una famiglia di cui non si conosce il nome, il Bartolazzi lo omette. Il vescovo fu un accanito avversario dei gesuiti e si adoperò nel Conclave che portò all’elezione di Clemente XIV (1769), papa che sciolse la Compagnia di Gesù nel 1773. Scrive il Berby che il papa quando incontrava un gesuita per Roma o passava avanti alla chiesa del Gesù si voltava dall’altra  parte. Oggi le cose sono cambiate a Roma! Concludo con una frase del prelato che ha poco del religioso e tanto del libertino: un amore ordinario è la più flebile di tutte le passioni. La speranza del piacere la sostiene, l’avvicinarsi l’affievolisce, il raggiungimento l’annienta.

(In foto: la chiesa, il vescovo, la cugina)

 

28 ottobre 2016

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