Notizie vere, curiose e divertenti tratte da “Dicerie popolari marchigiane”

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La partita a tressette

In una candina fòr de pòrta (osteria al di fuori della cinta muraria) quattro muratori stanno facendo una partita a tressette, seduti a un tavolo dell’unico stanzone. Uno di loro, però, getta continuamente occhiate sulla strada, attraverso la vicina finestra e si mostra agitato e stranamente preoccupato, per cui segue male il gioco e fa cappèlle (errori) una dietro l’altra. Di qui i rabbuffi sempre più aspri del suo compagno di gioco. A un certo punto questi, dopo un ennesimo rimprovero, gli domanda: “Ma se pòle sapé’ che dè ‘sse frelléteche che cci-hai, e perché stai a gguardà’ sèmbre de fòri?” (Ma si può sapere perché codeste frenesie che hai, e perché stai sempre a guardare di fuori?). Risposta: “Póco fa, du’ vardasciòtti ha rubbato la vicicretta tua e, perdiana!, non vurrìa che rrubbèsse anghi la mia!” (Poco fa, due ragazzotti hanno rubato la bicicletta tua e, perdiana!, non vorrei che rubassero anche la mia!).

 

Riso e pianto

Un anziano calzolaio è da qualche giorno ricoverato in ospedale e la corsia in cui si trova degente è molto affollata. A un suo vecchio conoscente che è andato a fargli visita e che gli ha chiesto come ci si senta tra tanti malati, il povero artigiano ha risposto: “Ècco lu ‘spedà’, adè ppriciso come sott’a ll’arme: se tte la piji pe’ scherzu, è tutta ‘na risata; sennù, è tutt’um piandu!” (Qui all’ospedale, è precisoe come sotto le armi: se te la prendi per scherzo, è tutta una risata; altrimenti, è tutto un pianto!).

 

Compatimento blasfemo

A un contadino che si lamentava dell’andamento stagionale e che diceva: “Co’ lu tembu, chji ce capisce è bbràu: dà lu sòle, e ddopo póco sdilùvia; adè aprì’, e dde friddo ne fa più che a febbrà’; non ze véde u’ mmannulì ffiuritu, e ‘na rùnnala nom passa…” (Col tempo chi ci capisce è bravo: c’è il sole, e dopo poco piove a dirotto; è aprile, e di freddo ne fa più che a febbraio; non si vede un mandorlo fiorito, e una rondine non passa…). Un artigiano, interrompendolo, se ne è uscito con questa osservazione: “Dev’èsse’ che lu Patretèrnu s’è ‘mmecchjatu e nno’ rreccapézza più cósa!” (Deve essere che il Padreterno s’è invecchiato, e non capisce più niente!).   

03 settembre 2016

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