Perché dobbiamo andare a votare?

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Credo che votare significa scegliere un uomo o una donna che, militante in un partito, sia, a mio avviso di elettore, adatto a rappresentarmi e ben messo, in quella posizione politica, per difendere i miei diritti di cittadino. Invece giornali e tg ci fanno sapere che ben 260 onorevoli, dei quasi 1.000 che siedono sugli scranni romani, quindi 1 su 3, hanno cambiato casacca passando da un partito all’altro. Alcuni, per fortuna non molti, zompettando come ranocchiette si sono passati tutto l’arco costituzionale dall’estrema sinistra all’estrema destra o viceversa. Grazie a tale situazione oggi noi, in Italia (poteva succedere solo qui!) abbiamo una maggioranza che governa solo perché è sorretta da alcuni onorevoli che, votati dai cittadini in altri partiti, alcuni di opposizione, hanno cambiato “squadra” e oggi “giocano” con un’altra “maglia” consentendo al nuovo team anche di vincere le partite. È da questo stato di fatto, tragicamente reale, e unico nei governi dei paesi democratici del mondo, che nasce la mia domanda: “Perché dobbiamo votare?” In tutti gli altri stati democratici se un onorevole, uomo o donna, non condivide più le idee del suo partito, per una questione di correttezza morale nei confronti degli elettori che lo avevano collocato in quel gruppo votando, esce e se ne torna a casina sua. Da noi no. In questa che ormai è diventata una Italietta fatiscente né la legge dello Stato né quella della dignità dell’uomo hanno un valore pregnante. La prima non è stata mai fatta per non svantaggiare i partiti che si avvalgono della possibilità di acquisire “pedine” dagli altri schieramenti da usare sulla scacchiera della politica. La seconda, quella morale propria della dignità dell’uomo, non ha trovato terreno fertile nella coscienza di molti eletti (scrivere “onorevoli”, a questo punto è… disonorevole!) i quali, fregandosene di rappresentare gli interessi dei cittadini che li avevano eletti in quel partito, pensando solo al loro interesse personale saltellano allegri qua e là. Alla luce di questi fatti, chiari e inconfutatili, è lecito chiedersi: perché dobbiamo andare a votare?

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