Treia

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Treia. Mia culla.

Mia donna dagli occhi verdi.

Nelle tue vie c’è ancora il profumo

della mia carne fanciulla,

e davanti alla casa

di mio padre c’è

sospeso ancora

il mio primo vagito.

In ogni tua pietra disegnai

la mia stagione felice

con colori indelebili.

Reliquia. Da te sgorga

la sorgente del mio sangue,

o radice profonda!

 

Alle tue campane d’argento,

al tuo chiaro respiro,

alle melodie dei tuoi venti,

alle tue voci, ai tuoi silenzi

di miele dove sciamano affettuosi

gli spettri dei padri, alle tue chiese

profumate d’incenso,

ai tuoi meriggi distesi dove dormi

placata sotto l’arsura d’agosto,

alle tue agili rondini, ai tuoi pallidi

soli dicembrini, alle tue malinconiche

piogge, al profilo dei tuoi monti, caro,

come quello del volto dei miei figli,

aspetterò la morte.

 

E il pino del tramonto sarà tinto

con il colore del mio sangue.

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