Il cinghialetto

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Un trovatello chiamato Balotelli

cinghialetto 

Pietà per “Balotelli”! Non mi riferisco al noto calciatore, ma al povero cinghiale che quelli della Forestale hanno allontanato dal suo amato padrone. Il padrone, denunciato dalla burocrazia occhiuta, è un cacciatore di cinghiali. Aveva ammazzato la madre del piccolo cinghiale il quale, seguendo istintivamente l’evangelico “ama il tuo nemico”, aveva seguito l’assassino della cinghialessa fin dentro l’auto. Il cacciatore, mosso a compassione, si era portato a casa il piccolo orfano, lo aveva allevato e gli aveva messo un campanellino al collo, dandogli il nome di “Balotelli”. “Balotelli, vieni qui!”. E “Balotelli” correva, ritmato dal campanellino, e facendo divertire gli amici del padrone. Poi, il piccolo era cresciuto e il suo padrone lo aveva messo nell’orto, insieme ai polli e ai pomodori. Aveva una gabbia, ma era pure libero di muoversi come un cagnolino. Adesso la Forestale ha ridato a “Balotelli” la dignità di animale selvaggio. Purtroppo, “Balotelli” non è più un cinghiale selvaggio. Si è umanizzato. Per cui, quando si troverà nel bel mezzo di una battuta di caccia, correrà felice verso i cacciatori, credendoli amici, ricevendo invece una bella palla che gli spezzerà il cuore. Mi piace aggiungere che questa storia l’ho ascoltata in un bar e la gente che ne parlava era tutta pro cinghialetto e cacciatore dal cuore tenero. E, ovviamente, contro la Forestale. E quando la Forestale verrà chiusa, per accorparla altrove, la gente penserà che è stata fatta vendetta per il povero “Balotelli”. Perché anche la burocrazia dovrebbe avere un cuore e non solo i codici da seguire. Dimenticavo: gli avventori del bar dicevano che il cacciatore era stato assessore nell’amministrazione Giustozzi.

Giorgio Rapanelli

 

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