I mulini a vento

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di Giuseppe Sabbatini

(disegno di Lorenzo Sabbatini)

 p 18 by lorenzo sabbatini

Quante verità si nascondono dietro ad una simile facciata. “Eppure il vento soffia ancora…” cantava uno sfortunato cantautore che, dalla seggiola a rotelle, lanciava alto il suo messaggio nel cielo. Di protesta e di rabbia per una natura infelice che si era visto appioppata e che certo sentiva vieppiù opprimente pensando che altri uomini, ben più fortunati di lui, null’altro facevano se non inquinare per speculare, per guadagnare a danno degli altri e della natura che tutti dovrebbero invece aiutare. Sorprendente è che certi messaggi di vita ci provengano spesso da personaggi in credito con la loro sorte, come il nostro buon Leopardi, che ciò nonostante ha così ottenuto una meritata fama immortale. Sta di fatto che i mulini, per farli andare, han bisogno di energia: quella idrica in passato, poi quella eolica, quella elettrica da ultimo anche se, per produrre quest’ultima, sempre più si è costretti a ricorrere proprio a quella natura di cui qualcun altro si vorrebbe appropriare. Che giro vizioso sembrerebbe doversi pensare ma da qui non si esce e allora forse è meglio lasciare. Nell’impossibilità di fermare il vento o di farlo almeno per qualche tempo cessare qualcuno nel passato provò a combattere quei congegni mulinanti, impugnando la sua debole lancia e spedendo al galoppo Ronzinante, che – se avesse potuto decidere lui – avrebbe tanto meglio preferito brucare l’erba come le caprette. Sapete tutti poi come è andata. Anziché il mulino, se ne andò in frantumi l’avita corazza e il buon catalogno finì per le terre a meditare la resa. È così che si svolge l’attuale momento. Ogni giorno che passa c’è un bel nuovo mulino, con le pale più lunghe, imponenti o sottili, sempre pronte a girare a ogni stormo di vento e così a catturare ogni afflato vitale. C’è chi dice che ha “rotto…” ma poi piega la testa e il nemico maligno, sì prendendoti in giro, se la ride beato e non spreca il suo fiato. Fugge presto dal giro e va attorno a cercare dove fare altri danni, tanto questo è ormai chiaro: la giustizia è finita e non c’è chi la possa davver risvegliare. Non fa comodo a tanti e ad altri assai meno e perciò non rimane che, sperando, si avveri il miraggio di sempre: che la gente comprenda che a non fare il dovere non guadagna più alcuno. Tanto meno lui stesso che, aggrappato allo scranno, si permette di fare e disfare a suo modo senza stare al gran gioco. Quello che è delle Parti: a ciascuno la sua; lo stipendio lo prende e non può sradicare dalle tasche il soldino meritato a fatica fra sudori e tensioni sempre in termini buoni di rispetto e coerenza, come un tempo che fu. Ecco allora il mulino, costruzione perfetta, ben sviluppa il suo gioco. Don Chisciotte della Mancia. È la ruota che gira, che percorre la strada, che fa muovere il Mondo, che nessuno mai ferma perché indietro non torna e se macina tutto val la pena aspettarla, corazzar l’armatura e sperare davvero di vederla passare, sghignazando a quel punto per la preda mancata. C’è di meglio nel Mondo. C’è il sorriso di un fiore; c’è il profumo del bosco; l’usignolo che canta; c’è l’Amor che ti attende; c’è una falce nel cielo. L’armonia del Creato, che non passerà mai, che Ti aiuta gioiosa stando dentro alla mente, ricordando i bei giorni ed il tempo presente. Butta via la menzogna e riscopri i Tuoi passi, spazia libero e allegro, dando Tu il buon esempio! Vendicar Don Chisciotte. Conquistar Dulcinea. La Tua arma migliore? Il sereno sorriso ben scolpito nel viso e lo sguardo sincero che proviene dal petto. E così vincerai -senza ombra di dubbio- perché al fin scorderai tutti i mali del Mondo.

 

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