Peripezie di un Carabiniere nel 1943

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Ricercato dai partigiani, affondato dai tedeschi

p 12 foti carmelo

Io sottoscritto Maresciallo Capo a piedi in pensione Foti Carmelo – via Nicola Fabrizi n° 79 – Messina – dichiaro quanto segue: Al momento dell’armistizio (8 settembre 1943) appartenevo alla 45^ Sezione Mista Carabinieri Divisione Fanteria Bergamo P.M.73 (Spalato) quale capo al Nucleo Informativo in abito civile per conto della Divisione suddetta. Dipendevo dal Capitano Giancola Signor Cesare, che comandava i Carabinieri della Divisione Bergamo P.M.73 (Spalato). L’11 settembre 1943 il Tenente Colonnello Venosta Cav. Attilio, comandante i Carabinieri del 18° Corpo d’Armata P.M. 118 (Spalato) faceva riunire presso la sede della Divisione le Sezioni del Corpo d’Armata e la 45^. I partigiani avevano già preso possesso di Spalato e quindi il prefato Signor Colonnello fece presente la necessità perché ognuno tentasse di salvarsi. Il mattino del 12 settembre verso le ore 10 venni a conoscenza che il Capitano Giancola era stato arrestato da alcuni partigiani nella sede della Divisione sotto l’accusa di aver fatto arrestare e fucilare molti comunisti e ne riferii subito al Tenente Colonnello Venosta il quale mi fece comprendere che i partigiani avevano evidentemente iniziata la caccia all’uomo. Poiché ero stato minacciato di morte da parte del Comitato Comunista di Spalato e sapevo di essere ricercato, credetti poco sicuro rimanere presso il comando ove mi trovavo e travestito da soldato mi unii ad alcuni ufficiali della Divisione (Signor Maggiore Giannola, Tenente Serdos ecc.) che in quel momento si accingevano a lasciare la sede della Divisione per raggiungere la zona Firuli (Spalato), ove era in apprestamento un campo di concentramento. Il resto della mia sezione con a capo il Maresciallo Pergher Primo seppi poi che si era diretto verso il Monte Mariano. Durante il percorso incontrai il confidente Marco Busolio, da Latina, che mi con-fermò le ricerche che i partigiani avevano iniziato nei miei confronti;egli generosamente mi offrì asilo sicuro fino al termine della guerra: rinunziai. A Firuli i Sigg. Ufficiali con i quali mi accompagnavo presero altra direzione mentre io entrai nel Campo presentandomi al Capitano Signor Zuccherini. Quivi feci incontro col Brigadiere Locatelli, della Milizia Portuaria addetto al C.S. di Spatolo, con il Vicebrigadiere Simone Francesco della 44^ Sezione e altri Carabinieri dei quali adesso mi sfugge il nome. Dopo qualche giorno da questa zona mi trasferii, immettendomi in un Battaglione mitraglieri, nel campo di concentramento di Spinut (Spalato) ove trovai elementi della 45^ e della 44^ Sezione, nonché il Maresciallo Pergher e un Maresciallo Maggiore dei Carabinieri il quale fino a qualche anno fa coandava la Sezione dei Carabinieri di Acireale (Catania) e che attualmente si trova in congedo a Caltanissetta. Avendo però saputo che i partigiani comunisti continuavano a ricercarmi ne feci consapevole il Signor Colonnello Boschi, Capo di Stato Maggiore della Piazza, pregandolo di proteggermi, assistermi e trattenermi presso quel Comando in attesa di migliori eventi. Il mattino del 16 settembre 1943 appurai che durante la notte i partigiani avevano tratto in arresto alcuni miei confidenti e che il Capo della Polizia, un certo Araicic, si era rivolto personalmente al Sig. Generale Cicala chiedendo la mia immediata consegna. Il prefato Signor Ufficiale Generale non aderì alla richiesta però, a mezzo del Signor Tenente Fusco dei Carabinieri, mi comunicò che avrei dovuto lasciare la zona per evitare rappresaglie da parte dei ribelli. Dopo ebbi modo di incontrare il mio Capitano, il Signor Cesare Giancola liberato, il Signor Capitano del Centro C.S. di Spalato e il Signor Capitano Elia, i quali mi informarono che il Signor Colonnello Venosta e il Signor Tenente Colonnello Venerandi avevano costituito un Battaglione di Carabinieri volontari affiancando i partigiani nella lotta contro i tedeschi e che perciò avrebbero interceduto presso di essi, affinché adoperassero benevolmente nei miei riguardi presso il Comando dei partigiani. Ho ragione di ritenere che questi ultimi non abbiano aderito ai desiderata dei prefati Signori Ufficiali. Alle 11,30 del 19 settembre 1943 ebbi un altro colloquio col Signor Capitano Cerica che mi consigliò di immettermi in qualche reparto di Fanteria perché i partigiani da un momento all’altro avrebbero potuto eseguire delle ricerche nella zona riservata al Comando della Piazza. Alle ore 12 del 19 detto il Signor Colonnello Boschi, in seguito al mio espresso desiderio, mi fece visita là dove mi trovavo nascosto e mi comunicò che il suo interessamento non aveva avuto esito felice e mi consigliava di tentare l’imbarco alla prima favorevole occasione. Cosa questa quanto mai difficile perché era necessario essere iscritti sul ruolino di partenza e al momento dell’imbarco avveniva l’appello dei militari al quale assistevano i partigiani, controllando uno per uno i militari partenti. Alle 12,15 del 19 una incursione aerea distruggeva il Campo di Spinut. Sfuggito miracolosamente alla morte raggiunsi il bosco di Monte Mariano, smarrendovi la pistola. In serata nello stesso bosco e per puro caso, feci incontro col Maresciallo Pergher Primo della 45^ , col Brigadiere Bison Vittorio della 55^ e con altri Carabinieri della 44^ e 45^ Sezione. Trascorsi la notte con loro e il giorno seguente, 20 settembre, verso le ore 10, abbandonai i militari recandomi presso il Comando Battaglione Bersaglieri ove ottenni di rimanere in attesa di imbarco. Alle ore 19 del 20 detto, saputo che un convoglio sarebbe partito dalla marina di Spinut, mi avviai verso quel-la località vestito da Bersagliere. Strada facendo incontrai il Signor Colonnello Boschi che mi consigliò di tentare l’imbarco: ciò non fu possibile perché mentre mi recavo al molo seppi da un Capitano dei Bersaglieri che i partigiani avevano sorpreso, arrestandolo, un agente della P.S. da essi ricercato e che tentava d’imbarcarsi. Per di più vicino al cancello dell’accesso al molo avevo notato certo Stinko Ierkovic e Trumbicol Vladimiro, agenti partigiani in precedenza da me arrestati, che osservavano i soldati intenti all’imbarco. Per evitare sorprese ritornai indietro, recandomi questa volta al Comando del 32° Battaglione Bersaglieri ove rimasi fino al giorno 23. La sera del 23 settembre 1943, alle ore 22, seppi che durante la notte un convoglio sarebbe partito da Spatolo per Bari. Abbandonai il Bosco di Monte Mariano e mi recai al molo. Quivi feci presente il mio caso al Tenente della Compagnia Base, il quale, ribattezzandomi col nome di Longo Francesco di Giacomo, mi aggregò alla Compagnia e favorito anche dalle tenebre riuscii a sfuggire al controllo della milizia partigiana e a imbarcarmi con altri 1700 soldati sul piroscafo Diocleziano. Il mattino successivo al largo di Lissa il piroscafo veniva bombardato dagli aerei tedeschi, tanto che doveva arenarsi nel golfo dell’isolotto di Busi ove, buttatomi in mare, riuscivo a raggiungere questa ultima località. Dopo alcuni giorni, reimbarcatomi su un motoveliero ivi di transito con altri militari, riuscivo verso la fine di settembre a raggiungere Bari. So per certo che si sono salvati il Brigadiere Sciocchetti Nicola della 44^, il Brigadiere Caramia Francesco della 44^e il Carabiniere Mencarelli Gino. Comunque notizie precise le potrebbe fornire il Maresciallo Maggiore Coglitore Ottorino, già Comandante della 44^ Sezione attualmente in pensione a Giarre (Catania).

 

 

 

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