Quella volta da Lubrano

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di Giuseppe Sabbatini

 pag.-18-lubrano di lorenzo sabbatini

Tanti anni fa mi aspettava nel taxì per condurmi alla Rai lì per lì; ero sbarcato a Fiumicino dal reattore ed avevo volato per 2 ore. Nel vedermi vestito come un ricco signore chiese subito stupito se fossi un avvocato od un attore. Offerto di trovarmi compagnia per la notte perché… – “non si sa mai”…- mi condusse di Clodio nel Piazzale, cercando di lucrare un parer su tal Pacciani che in quei giorni campeggiava sui giornali. Delusa un poco la sua curiosità con altri, intervenuti per la sera, mi misi nel Piazzale ad aspettare il pulmin che ci doea portare. D’un tratto su nel cielo novembrino vidi curiose nuvole vagare come fosse un miraggio da osservare. Capii dopo che erano gli storni che a milioni cambiavan formazione, per andarsi a posare alla stazione. Perduti nell’estremo cittadino, seduti su un minuscol seggiolino, finimmo infine in un supermercato da set televisivo apparecchiato. C’era Lubrano con la compagnia di fotografi, regista e scritturali, il cameraman, microfoni spaziali ed un tapirulan che giù scendea per portar i condannati nell’arena, pronti per esser buttati nella mischia. 50 moduli ci fecero firmare: dichiarazioni, privacy ed altro come se dovessimo star lì per tanti giorni. Ci dettero un pochino di respiro; saltando la pappata lì apprestata mi caricai su un rapido ascensore per scoprire i misteri di quel luogo, reso davvero singolare e compiacente per poter attirare tanta gente. D’improvviso sentii cent’occhi addosso, che spiavano sorpresi questo andare, tanto che, con un sorriso di circostanza, decisi di far scendere presto la mia panza. L’inizio fu davvero disperato: c’era un tale che avevano puntato per qualche marachella commerciale e gli tarparon subito le ale. Venne poi il turno di un tipo curioso; cercava poverino di parlare, ma non appe-na ci provava, nell’insidia subito cascava. Compresi sul momento che ero lì solo per far divertire quel Lubrano che, con la scusa del consumatore, si beccava l’audience per più ore. D’un tratto ormai quasi rassegnato su quel tapirulan venni chiamato. Scendeva lentamente verso il basso e al fin di evitare un gran fracasso – ché con la tremarella che portavo avrei fatto un ingresso esilarante cascando dalle scale che eran tante – restai ben fermo sul gradino che avevo calzato di mattino. E così nonostante che il Lubrano dal di sotto sollecitasse con la mano decisi di affidarmi al rio destino senza scender da me altro gradino. Mi ero anche un tantino un po’ arrabbiato perché sarei rimasto lì fottuto e così appena a terra mi diressi rompendo tutto quel cerimoniale, verso il tipo che protestava pel pitale. Lo salutai per primo soddisfatto e Lubrano rimase esterrefatto pensando subito a una “combinata” che gli avrebbe guastato la serata. Ero lì per una vasca idromassaggio da Teuco con gran cura costruita con un pertugio per la sua doccetta ad evitare il penzolar del tubo all’estrazione; col rischio di allagare il pavimento se il bagnante fosse stato poco attento. Esordii con maestria ricordando che i suoi prodotti Teuco li facea pensando sempre ai graditi suoi clienti e che quindi i problemi risolvea attraverso i servizi omnipresenti. Ricordai altresì che era una vasca e che, se quel cliente ci tenea a far pure la doccia entro al sito, aveva forse sbagliato la sua scelta perché Teuco da tempo producea, per l’uso che da quella lui volea, un modello attrezzato e rispondente che di acqua non perdeva proprio niente. Per riuscire a capire l’incidente il Lubrano insisteva veramente e così il Signore contestante, levatosi d’un tratto alto e grosso, estrasse immantinente sul più bello un tubo ben cromato e un appendino. Fece poi la mossa di piazzarli dimenandosi in doccia conturbante. Stante però la mole esagerata, il tutto risultò una frittata; di natura davvero esilarante tanto da fomentare una risata che sdrammatizzò tutto il frangente. Fu così che in bellezza la cavai perché quel buon Lubrano intelligente, chiarito che sia il tubo che il sostegno quel tipo sol da sé avea curato sistemando a suo modo quel congegno senza che Teuco lo avesse apprestato capì che la commedia era finita e ci licenziò per far la trasmissione preferita, passando a tartassar altri presenti chiamati lì ad espiare i lor peccati; a volte gravi ma in altre spinti solo per lo spettacolo avviato. Ed è questo il motivo che rattrista. Certo di gente ce n’è tanta e mista ma pensando che tutto fa spettacolo si finisce per mettere in berlina altri diavoli ben cotti sui fornelli, tanto in graticola ci vanno solo quelli!

(disegno di Lorenzo Sabbatini)

 

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