LA PORTA GEMINA

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Tratto da Macerata tra storia e storie

di Fernando Pallocchini

 

Porta Gemina, resti degli archi
Porta Gemina, resti degli archi

“Dov’è via XXX Aprile?” A questa domanda in molti, forse, saprebbero rispondere (è il breve tratto di strada che ha origine dalla intersezione tra via Garibaldi e via Tommaso Lauri, poco più in giù dalla piazzetta XXX Aprile, detta anche piazzetta San Giorgio, e che va a immettersi in viale Leopardi). Se invece si chiedesse, magari a un maceratese “pistacoppo autentico”, dov’era Porta San Giorgio… dubitiamo di avere risposte anche se, in effetti, c’è un nesso con lo sbocco di via XXX Aprile su viale Leopardi, solo che in origine la porta, costruita nel 1367 per ordine del cardinale Albornoz, si trovava un po’ più a monte ed era, quasi, una “gemina” (una porta doppia): un fornice era orientato verso nord, ed era nominato “Porta Sancti Salvatoris versus furcas” o, più semplicemente, Porta San Salvatore, mentre l’altro fornice era indirizzato “versus molendina”, ossia a ovest. Guardando con attenzione su un tratto di mura che sporge con un leggero angolo se ne può intravedere ancora la traccia, soprattutto si notano le arcate superiori delle porte. Con la costruzione delle mura quattrocentesche la porta fu spostata più verso nord. Nell’uso popolare era detta “Porta Agliana” perché da essa uscivano le massaie che andavano ad attingere acqua dalla Fonte Agliana (ancor oggi esistente nei beni Machella), così chiamata per la lussureggiante abbondanza di agli da quella parte. Da antiche stampe si può arguire che Porta Agliana, nella struttura, fosse molto simile a Porta Duomo. La costruzione non subì variazioni fino all’anno 1921 quando la porta fu, praticamente, demolita quasi del tutto; infatti ne rimasero solamente i pilastri laterali, almeno fino a epoca recentissima quando, per agevolare il traffico sempre più crescente, questi furono definitivamente “sguanciati”. Un altro pezzo di storia che se ne è andato e del quale restano solo poche tracce affidate a documentazioni cartacee.

continua

 

foto di Cinzia Zanconi

 

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