Notizie vere, curiose e divertenti tratte da “Dicerie popolari marchigiane”

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di Claudio Principi

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Pronostici nuziali

Le fandèlle (ragazze da marito), un tempo si dedicavano a pratiche superstiziose per pronosticare le nozze. Una era quella de li tre ppàmbini de ficu (tre foglie di fico). Su ogni foglia, la sera del 23 giugno, vigilia della festa di San Giovanni Battista, le fandèlle scrivevano il nome di un loro possibile pretendente o, in mancanza, il nome di giovani ai quali esse segretamente aspiravano. Riposte le tre foglie alla rinfusa sotto il guanciale a la corgàta (appena andate a letto), il mattino successivo, a la leàta (appena alzate), ne avrebbero presa una a caso e avrebbero così conosciuto il nome del futuro sposo. Ora va ricordato che, in passato, le donne alte non trovavano facilmente marito, forse perché la supremazia maschile era indicata anche dalla statura. Per cui, proverbialmente, si diceva:

 

A le donne vasse li mariti,

e le arde a ccòje li fichi.

 

La sposa

Poiché usava presso le famiglie contadine che la fandèlla prossima al matrimonio fosse dispensata dai lavori agricoli e anche, in larga misura, da quelli domestici, perché doveva attendere al cucito e al ricamo per prepararsi l’accùngiu (il corredo), ecco che alla domanda: “Che fà la spusa?” si usava rispondere, sarcasticamente: “Ch’à da fa’? Cosce e scosce” (cuce e scuce). Cioè, come Penelope, fà e disfà per evitare le fatiche. Poi c’era la risposta più birichina, la cojonèlla o, anche, minghionèlla… “Lo sai dimà’ chi spusa?” – “No, chi spusa?” – “Quella che quanno va a ppiscià’… la ttròa chiusa!”

 

Prima notte nuziale

Si narrava che nel corso di una notte nuziale, dopo avere abbondantemente consumato il matrimonio, lo sposo chiese alla sposa: “Allori Marì, che tte ne pare de lu maritu? Ce se sta vè’ a lettu con issu?” (Allora Maria che te ne sembra del marito? Si sta bene a letto con lui?) – “Ah, scìne, e ttando! – assicurò lei – Ce se sta ccuscì bbène che sse tu, Dio ne scambe! m’aìsci da murì’, io sinza maritu non putrìa più stà’, e me rmariterìa de prèscia!” (Ah sì e tanto! Ci si sta così bene che se tu, Dio ne scampi!, mi dovessi morire, io senza marito non potrei più stare e mi rimariterei subito!).

 

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