Un giorno in spiaggia tra battute, comportamenti e insolazioni

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di Forza Rata

 la-spiaggia-ideale

C’è chi le ferie se le può permettere, fino all’espatrio, e chi non se le può permettere, manco a mettere il naso fuori dalla porta di casa. Poi c’è una terza categoria, quella dell’arrangio, che è poi quella che mi riguarda. Vale a dire… non ci-ho tembu, non ci-ho sòrdi… una volta andavo a Chienti o a Potenza, oggi vado a lo porto de Citanò. Mezza giornata solamente, perché non mi va di tribolare con le sportole, sotto il sole cocente, al riparo di un misero ombrellone, a mangiare sabbia e cocomero caldo, co’ le scorze che non sai do’ butalle e se te le rporti a casa scoli tutto dentro la machina, pegghjo ancora se vai co’ la coriéra. Anche se, quando vedi quelle donne che per la famigliola tirano fuori dal borsone lu sodu de vingisgrassi… ti giri dall’altra parte non perché schifato ma per non cedere alla tentazione di una prelibatezza culinaria: una forma di autodifesa. Giunto in spiaggia mi stendo sul telo e il primo commento che sento provenire da due belle abbronzate, all’arrivo dei bianchi pendolari del mare, è: “Sono arrivate le… trippe da sbarco!” riferito a un gruppo di abbondati signore (più esattamente “strabordanti” che quando entrano in acqua sale l’alta marea). La satira è sempre micidiale! Intanto osservo se intorno le persone rispettano le regole comportamentali da spiaggia: 1 – non ghjocà’ a palla e co’ li racchettoni vicino a le sdraje, a l’umbrillù’ e a li sciuccamà’; 2 – non corre’ vicino a chi sta curgu a pijà’ lu sòle; 3 – non sgrullà’ li sciuccamà’ pj-ni de rena se tira ‘n bo’ de ventu; 4 – non tené’ l’aradio e la soneria de lu tilifuninu a tutta manetta; 5 – no’ sgag-ghjà’ che no’ stai a lu mercatu de lo pesce; 6 – non la-spiaggia-realebuttà’ per tèra lo zuzzo e l’avanzi de lo magnà’ ma, se probbio non te lo voli rportà’ a casa, buttali dendro li vuzzichi de la monnezza; 7 – non scavà le vusce che roppe li stinghj a la jende; 8 – non fa’ lu vagnu a stommicu pjnu, mango se si mmullu de sudore o se ci sta esposta la vandiera roscia (non quella politica ma quella del divieto di balneazione); 9 – non fare i gavettoni, a nessuno manco a quelli che te sta su la punta del c…; 10 – non leàsse lu tòppe de lu bichini se matre natura è stata cattìa! Mentre sono immerso in questi profondi (come le acque dello stagnante Adriatico) pensieri c’è un movimento tra gli ombrelloni, dicono sia arrivato un Ministro… chiedo: “Di Dio?” rispondono: “No, della Repubblica!” domando: “Ma lei lo conosce?” replica uno: “No!” attacco di nuovo bottone: “E allora come sa che è un Ministro?” questa la risposta: “Lo abbiamo riconosciuto dal mal…costume!” Non reggo alla battuta, mi alzo per sgranchirmi un po’ le gambe e per andre a trovare alcuni pescatori che so stanno giù, vicino alla foce del Chienti. Nel tratto di spiaggia libera (libera per modo di dire perché è colma fino all’inverosimile) alcuni bambini, evidentemente di famiglie poco abbienti, invece di erigere castelli di sabbia fanno case popolari, con la sabbia, e giustamente perché se le facessero con il cemento non sarebbero più popolari. Continuando a passeggiare vedo dei gatti randagi che si danno un gran da fare per coprire di sabbia una persona, chiedo a un signore che, come me, osserva la scena: “Chi è?” – “Mah, deve essere uno str..!” Oggi tutti spiritosi: sarà la giornata calda. Finalmente arrivo alla foce del Chienti, alcuni gettano le reti, altri usano la canna da pesca. Mi accosto a uno di questi ultimi, guardo curioso nel secchio per vedere che ha pescato: vuoto. Domando, così, per prendere confidenza: “Che fa, pesca?” Costui gira lentamente la testa, mi guarda, ritorna con lo sguardo all’infinito che è davanti a lui e risponde, sottovoce: “No, sto facendo il tiro alla fune con uno che sta in Dalmazia…” Me la sono cercata… e l’ho trovata. Me ne vado con la coda tra le gambe e osservo un tipo pieno di tatuaggi. “Ignorante!” penso, non perché è pieno di tatuaggi ma perché questi sono pieni di errori di ortografia. M’infilo tra gli ombrelloni nella speranza di trovare il mio. Passo vicino a una coppia che sta litigando. Lui guardava una bionda procace che lo ha salutato con un ammiccamento e la moglie: “La conosci?” lui: “L’ho conosciuta per motivi professionali” lei, velenosa: “Quale professione, la tua o la sua?” Finalmente ecco il mio ombrellone! Mi sdraio sulla sdraia (e ti pareva!) e guardo la mia vicina impegnata a risolvere cruciverba. E’ dubbiosa e dice ad alta voce: “Eolo lo era dei venti… ma i nani non erano sette?” E’ troppo, sarò uno snob ma non reggo, torno a casa.

 

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