Specie che si riproducono in tempo di crisi II

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Il bestiario

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L’Italia della crisi è desolante e caduca. Sul suo territorio abbondano i precari del lavoro e le famiglie che vivono di stenti da un lato. Dall’altro, figure sinistre e in apparenza brillanti sono il ritratto autentico di una mediocrità tutta italiana. Lestofanti, furbacchioni, demagoghi dell’ultima ora. Il nostro cinema li ha ben rappresentati in pellicole rimaste nella storia grazie anche al supporto di attori magistrali. Indimenticabili lo spavaldo e meschino Bruno Cortona (Gassmann) de Il Sorpasso, lo scarso e megalomane Alfredo Nardi (Sordi) de Il Vedovo. Per non parlare di Agostino (ancora Sordi) de Il Moralista, l’integerrimo burocrate dalle losche mire! Dai bei ricordi del cinema un fil rouge ci conduce alla realtà dell’odierno tessuto sociale italiano. Il millantatore è sempre molto in voga e si moltiplica a vista d’occhio nelle più fantasiose diversificazioni del genere. Si va dai vanagloriosi cantori dell’ars amatoria ai politicanti che invocano la sacralità del voto per il baratto di posti di lavoro, a soggetti che favoleggiano sulle proprie imprese e averi per farsi largo tra il pubblico femminile e in ogni dove. L’apice si raggiunge con gli pseudo-colti: arroganti, saccenti, con un coté villico, sbandieratori di ideologie fasulle e sempre e comunque fuori luogo. Derivato da mille, il termine millantare sta per tentare di gonfiare a dismisura le proprie gesta ma per ora le uniche estroflessioni rigonfie sono quelle degli italiani, vessati e stressati da cattivi governi e da dirigenti senza scrupolo. La seconda belva è il farabutto, l’evoluzione più spinta ed esplicita del millantatore. Questi apre la bocca per darle fiato, l’altro agisce e porta a termine il suo bieco disegno. Il farabutto non è un semplice e strampalato imbroglione, ma un cinico e acuto calcolatore delle fragilità altrui; su queste tesse la sua trama. Trattasi di figura ripugnante che spesso la fa franca perché è sempre in una posizione di vantaggio o supremazia anche minima di fronte alla sua preda ed è bravo a recitare una onestà e una magnanimità inesistenti. L’escalation più vittoriosa spetta al populi-sta, una sorta di filosofo e grande comunicatore che racchiude nel suo profilo sia il millantatore che il farabutto. Il populista è il demagogo per eccellenza, è il dispensatore di ideologie spicciole e pericolose e il suo habitat ideale è la politica. Il populista si distingue dal romanista o dall’interista infuocati da una sincera fede calcistica, la sua specialità sta nel millantare il credo del popolo per soggiogarlo con le sue stesse armi.

Raffaella D’Adderio

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