La storia di Macerata a piccole dosi, XVI puntata

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Liberamente tratta da “Storia di Macerata”,

origini e vicende politiche di Adversi, Cecchi, Paci

 

Mezzo secolo di tranquillità

 

Le più gravi guerre si erano finalmente allontanate dal territorio maceratese e nel 1456 la popolazione della città crebbe per l’arrivo di 68 famiglie che, fuggendo dal distrutto castello di Monte, presso Norcia, ebbero alloggi e un appezzamento di terra in contrada Cimarella. L’unico cruccio di Macerata era quello di dover soddisfare le richieste continue di armati (anche 100 per volta) da inviare per la Marca, tanto che nel 1462, a una ulteriore richiesta di 50 uomini avanzata da Evangelista da Narni si rispose di non averne la possibilità.

 

La sommossa popolare – Intanto i Consiglieri di Credenza tentarono di accentrare nel loro organo tutti i poteri e fecero entrare in esso i loro parenti escludendo gli altri per averne il controllo totale. Contro questa manovra nel giugno del 1462 si sollevò il popolo in una sommossa guidata dal calzolaio Domenico Bianco che, sulla loggia dei bandi, gridò al giudice: “Viva lo popolo minuto!” Con palliativi si tennero buoni i maceratesi per tre anni, fino al 1465 quando i popolani, capeggiati da Francesco di Giorgio detto “Zampa” e da Antonio di Benedetto detto “Temperello”, assalirono il palazzo priorale e quello del Podestà, sfondarono la porta della chiesa di San Francesco e dettero alle fiamme la “cassetta del reggimento” contenente i nomi dei priori sorteggianti che lì si conservava. Per intercessione del Vescovo Nicolò dell’Aste, protettore del popolo, i sovversivi giurarono di non più offendere e si ebbero miti condanne: tre pellegrinaggi a Loreto e tre giorni di digiuno in un anno.

 

Le famiglie nobili – Passando per questi contrasti ini-ziava a prendere forma quella che nel ‘500 sarà la classe nobile destinata a dirigere la città. Prima tra tutte trovia-mo la “famiglia Compagnoni”, discendente da quell’Alberto signore di un castello in fundo Maceratae nel 1050; ruolo importante ebbero i Carboni, noti dal 1055, signori del castello di Lornano; in città dimoravano i Barrocci (o Borrocci), i Civalli, i Panichi già noti fin dal 1293 con Panico di Pedone, i Ridolfini del cui capostipite si hanno notizie dal 1249; i Ciccolini che vantavano capostipite Guadambio, difensore della città nel 1377; c’erano anche i Cinelli, i Frontoni, i Virgini, i Mancinelli, i Fiorelli e gli Ulissi (Giuliano eresse nel 1321 Santa Maria della Pace).

 

Le famiglie immigrate – L’affermarsi delle famiglie immigrate si dovette all’esercizio delle arti liberali. Da Montecchio di Reggio vennero i Pellicani nel 1415, da Ascoli giunsero gli Spinelli e da Perugia Angelo Guidoni, da Montesantamaria in Lapide arrivarono gli Amici che ottennero la cittadinanza maceratese nel 1463, da Montemonaco giunse Tommaso Graziani. Si estingueva intanto un ramo collaterale dei Buonaccorsi il cui ceppo principale si era trasferito verso il 1200 a Monte Santo (Potenza Picena); Giovanna, figlia di Manente Bonaccor- si, sposò nel 1458 Pierfrancesco di Ludovico Costa di Assisi e da questa unione discesero i Costa. Troviamo ancora Claudio Angelucci, i Ricci, la famiglia Ferri, i Claudiani, i Palmucci, i Succhianappi, Giovanni Floriani era settempedano mentre da Montalboddo vennero i Gabuzi.

 

Paura dei Turchi – I grandi avvenimenti politici della penisola non interessarono eccessivamente Macerata e ci furono solo timori per le possibili devastazioni operate dagli eserciti in transito. Paura misero i Turchi che con le loro scorrerie erano arrivati fino a Grottammare, tanto che i maceratesi nel1478 si armarono di artiglierie. Ma la presa di Otranto del 1480 da parte dei Turchi causò solo la discesa in Macerata del Duca di Urbino le cui genti arrecarono non pochi danni alla campagna.

 

Inizi della forza politica maceratese – In questo secolo Macerata cominciò ad acquisire una certa rilevanza politica. Nel 1448 Montecassiano, che stava per essere sottoposta a Osimo, ricorse a Macerata per aiuto; nel 1541 la città fu paciera fra Montecassiano e Montefano; nel 1458 Ancona chiese l’intercessione di Macerata presso il Legato che aveva lanciato l’interdetto su di essa; Fermo nel 1484 inviò ambasciatori a Macerata per ottenere una fidejussione e nel 1489 cittadini maceratesi garantirono per Fermo debitrice di 1200 ducati nei confronti di Montesanpietrangeli; nel 1491 Fermo e Tolentino chiesero garanzie maceratesi per i castelli, loro sottoposti, di Loro e Colmurano; nel 1497 nel palazzo legatizio di Macerata si stipulò una pace tra Fermo, Ascoli, San Ginesio, Montolmo, Montesanpietrangeli, Tolentino, ottenuta dietro intervento del Flores, di Federico di Sicilia e di Ludovico Sforza.

 

Personaggi di rango sostano in città – A conferma della cresciuta importanza di Macerata sono testimoni le soste in città di personaggi importanti. Nel 1453 erano qui le sorelle di Nicolò V, nel 1457 Roberto Malatesta, nel 1459 il cardinale Guglielmo Estouteville, nel 1464 Pio II, nel 1468 Giulio Varano e l’imperatore Federico III, nel 1471 il duca di Ferrara, nel 1482 Roberto Sanseverino, el 1491 il cardinale Ascanio Sforza e nel 1492 lo Sforza fratello di Ludovico il Moro. Per accogliere degnamente questi ospiti il Consiglio, nel 1471, deliberò una livrea per i donzelli del Comune. Questa, nel giubbetto, era divisa in quarti: il primo e il quarto di colore rosso, il secondo e il terzo divisi in nero e bianco; la calza di destra era rossa, quella di sinistra nera/bianca, il mantello era monocromo.

continua

 

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